Recenti studi in Europa e negli Stati Uniti hanno acceso i riflettori sulla questione delle microplastiche nell’acqua in bottiglia, segnalando come la quantità reale di queste particelle sia notevolmente più elevata rispetto a quanto stimato. 

Ovviamente, la microplastica nell’acqua in bottiglia rappresenta solo uno dei problemi di questo prodotto, il cui consumo comporta anche un forte impatto ambientale e dei costi significativi per i consumatori. 

Si tratta di una questione da non sottovalutare, nonostante non siano ancora certe le conseguenze sulla salute legate al consumo abituale di acqua nelle bottiglie di plastica. Questo vale soprattutto in paesi come l’Italia, tra i principali consumatori di acqua minerale in bottiglia al mondo, con 200 litri pro capite all’anno rispetto a una media europea di 118 litri secondo il libro bianco “Valore Acqua per l’Italia 2021” di The European House – Ambrosetti (fonte: https://eventi.ambrosetti.eu/valoreacqua2021/wp-content/uploads/sites/152/2021/03/Libro-Bianco-Valore-Acqua-per-lItalia-2021.pdf).È senza dubbio un primato preoccupante, specialmente se si pensa che proprio la cattiva gestione delle bottiglie di plastica usate rappresenta una delle principali cause di inquinamento. Ma è proprio necessario bere acqua in bottiglia? Le ultime ricerche in merito sembrano confermare l’insostenibilità e i rischi per la salute di questa abitudine, valorizzando invece un’alternativa più sicura e sostenibile come l’acqua del rubinetto.

La quantità reale di microplastica nell’acqua in bottiglia


A fare luce sulla reale quantità di microplastica nell’acqua in bottiglia è un recente studio realizzato negli Stati Uniti dai ricercatori della Columbia University e della Rutgers University di New York, una ricerca pubblicata sulla rivista di settore Pnas che ha avuto un ampio risalto a livello mondiale (fonte: https://www.pnas.org/doi/10.1073/pnas.2300582121). 

L’obiettivo dello studio era calcolare e classificare le microparticelle e le nanoparticelle di plastica presenti nell’acqua in bottiglia, utilizzando tecnologie di ultima generazione per ottenere una rilevazione più accurata e precisa.

Si tratta infatti di particelle particolarmente piccole e complesse da rilevare, considerando che le microparticelle hanno una dimensione compresa fra 3 e 800 µm (unità di misura che equivale a un millesimo di millimetro) mentre le nanoparticelle tra 1 e 100 nm (1 nanometro equivale a un milionesimo di millimetro). Per riuscire ad analizzare queste particelle i ricercatori americani hanno utilizzato un'avanzata tecnica di spettroscopia Raman, un metodo aggiornato che consente di misurare la vibrazione delle molecole esposte alla luce attraverso l’impiego di due laser. 

Questo sistema innovativo non solo ha permesso di calcolare con maggiore precisione le nanoplastiche e le microplastiche delle bottiglie d’acqua che possono essere ingerite dagli essere umani, ma anche di riconoscere diversi tipi di polimeri plastici presenti nell’acqua in bottiglia. Eppure, anche utilizzando questa tecnica all’avanguardia è stato possibile identificare appena il 10% delle particelle trovate.

I risultati hanno evidenziato una concentrazione compresa tra 110.000 e 370.000 microplastiche per litro, ossia 250.000 mila frammenti di plastica in media per ogni litro di acqua minerale in bottiglia. Si tratta di una quantità da 10 a 100 volte superiore rispetto a quanto analizzato in passato da alcune ricerche precedenti, che stimavano un numero medio di microparticelle di plastica di circa 300 per litro. Per esempio, uno studio condotto dalla State University di New York analizzando 259 bottiglie d’acqua di 9 paesi usando il colorante rosso nilo, aveva individuato una concentrazione media di appena 10,4 particelle di plastica per litro di dimensioni di 0,10 millimetri e di 325 particelle per litro per quelle più piccole (fonte: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6141690/). 

Quali sono le microplastiche nelle bottiglie di plastica?


In base a quanto emerso dallo studio statunitense di Columbia e Rutgers University, il 90% delle particelle di plastica presenti nell’acqua in bottiglia è riconducibile a nanoplastiche di 7 tipologie diverse di polimeri plastici

In particolar modo, quella più diffusa è il poliammide (PA), un materiale termoplastico che fa parte di una classe speciale di nylon, la cui presenza è dovuta probabilmente ai residui provenienti dai filtri usati per purificare l’acqua prima del processo di imbottigliamento. 

Sono state rinvenute anche concentrazioni significative di polietilene tereftalato (PET), una resina termoplastica largamente impiegata per imbottigliare l’acqua e altri liquidi in quanto ritenuta compatibile con il contatto alimentare. Altre plastiche trovate nell’acqua in bottiglia dai ricercatori americani sono il polistirene (PS), un materiale usato nei processi di imballaggio per conferire trasparenza e lucentezza agli involucri, il polivinilcloruro (PVC), una fibra sintetica insolubile in acqua e molto versatile e il polimetilmetacrilato (PMMA).

Acqua in bottiglia: le microplastiche sono pericolose per la salute?


Nonostante una presenza più elevata di nanoplastiche e microplastiche rispetto a quanto previsto, è difficile determinare gli effettivi rischi per la salute e stabilire se l’acqua in bottiglie di plastica fa male e va quindi evitata. Attualmente, infatti, è in corso un dibattito sul pericolo di ingerire quotidianamente questi frammenti, in quanto la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha segnalato la necessità di realizzare ulteriori ricerche per stabilire la reale correlazione tra le microplastiche e le nanoplastiche e la salute umana. 

Tuttavia, uno degli autori dello studio americano e docente di chimica alla Columbia University, Wei Min, suggerisce la massima prudenza nel consumo di acqua in bottiglia a causa del potenziale rischio per la salute legato soprattutto all’ingestione di nanoparticelle di plastica più che a quello di microplastiche. Perché le microplastiche sono pericolose? Secondo una ricerca dell’Università delle Hawaii di Manoa e del Kapi’olani Medical Center of Women & Children pubblicato sulla rivista Environmental International, le nanoplastiche possono entrare nelle singole cellule raggiungendo perfino gli embrioni attraverso la placenta nelle donne in gravidanza (fonte: https://jabsom.hawaii.edu/news-events/news/2023/11/jabsom-researchers-discover-microplastics-placentas.html).

Le dimensioni delle nanoplastiche sono talmente ridotte che potrebbero consentire a queste particelle di invadere il sangue e organi come il cervello e il fegato, provocando danni anche potenzialmente gravi. Inoltre, poiché nanoplastiche e microplastiche possono essere ingerite ogni giorno dal consumo di bevande e cibi contaminati accumulandosi nei tessuti e nel corpo, questi inquinanti potrebbero interferire con il sistema endocrino, modificando la composizione del microbiota e causando delle alterazioni genetiche.Al momento, però, non è facile capire le interazioni di questi frammenti di plastica con gli esseri umani e i loro effetti a lungo termine sulla salute, benché esistano numerosi allarmi lanciati da importanti associazioni e centri di ricerca. Allo stesso tempo, la maggior parte dei ricercatori conviene che siano indispensabili nuovi studi dedicati, mediante un approccio articolato che tenga in considerazione le numerose variabili che entrano in gioco in questo ambito, per fornire indicazioni certe ai consumatori e garantire una maggiore consapevolezza sulla sicurezza alimentare. 

Microplastiche nell’acqua in bottiglia: l’alternativa sicura è l’acqua potabile


Oltre ai possibili rischi per la salute umana dovuta all’ingestione di nanoplastiche e microplastiche, l’acqua minerale in bottiglia provoca dei problemi ambientali molto seri. 

Si tratta, per esempio, delle emissioni di gas a effetto serra legate alla produzione delle bottiglie, ai processi di imbottigliamento e al trasporto delle confezioni nei punti vendita. Inoltre, bisogna considerare l’impatto ambientale dovuto al riciclo delle bottiglie di plastica, senza dimenticare l’inquinamento degli oceani causato dalla dispersione di questi contenitori nell’ambiente. 

Valutando questi aspetti la scelta tra acqua del rubinetto o in bottiglia dovrebbe essere semplice, soprattutto in un Paese come l’Italia dove è possibile usufruire di un’acqua del rubinetto di ottima qualità, sicura ed economica. Oltre a poter contare su falde, sorgenti e fonti di acqua di valore e con gradi di purezza che il mondo ci invidia, oggi la maggior parte dei gestori degli acquedotti in Italia si avvale di sistemi di controllo efficaci e affidabili, mettendo a disposizione un'acqua di rubinetto che risponde a caratteristiche chimico-fisiche e microbiologiche che ne certificano la qualità e la sicurezza per l’uomo sulla base di specifiche norme di legge (Decreto Legislativo 18/2023). 

Gruppo CAP, inoltre, segue un sistema di monitoraggio e gestione dell’acqua focalizzato non solo sul controllo, ma anche sulla previsione di eventuali criticità. L’obiettivo è fornire ai propri utenti acqua potabile caratterizzata da una composizione in minerali di valore, come si può leggere sull'etichetta dell’acqua che accompagna sempre la bolletta. 

In pratica, l’acqua potabile che esce dal rubinetto di casa non ha nulla da invidiare a quella nelle bottiglie di plastica. Anzi, Gruppo CAP verifica ogni giorno la qualità dell’acqua che fornisce attraverso sofisticati sistemi di controllo attivi 24h, garantendo la piena sicurezza dei consumatori e un’elevata gradevolezza dell’acqua distribuita. 

Un altro motivo per rinunciare all’acqua nelle bottiglie di plastica usa e getta è la possibilità di usare le borracce, contenitori riutilizzabili, pratici e comodi per conservare l’acqua del rubinetto che permettono di avere a disposizione in ogni momento acqua fresca e sicura riducendo l’inquinamento e risparmiando. Oltre alle borracce, qualora sia indispensabile consumare particolari tipi di acqua in bottiglia è possibile preferire dei contenitori in vetro, un materiale più sicuro rispetto alla plastica, riutilizzabile ed economico grazie a soluzioni circolari come il vuoto a rendere. L’acqua del rubinetto, infatti, è in grado di soddisfare qualsiasi esigenza, basta dotarsi di appositi dispositivi come i gasatori che consentono di gasare l’acqua del rubinetto per renderla più adatta alle proprie preferenze personali. 

Bere acqua in bottiglie di plastica è un’abitudine potenzialmente pericolosa per la salute e non sostenibile per l’ambiente e l’economia. Anche in caso di problemi di salute è possibile acquistare l’acqua nelle bottiglie di vetro, più salutare e meno inquinante. Tuttavia, bere acqua potabile che scorre fresca e sicura dal rubinetto è l’abitudine che dovrebbe seguire la maggior parte degli Italiani per risparmiare, tutelare l’ambiente e prevenire possibili rischi legati all’ingestione quotidiana e prolungata di microplastiche e nanoplastiche.