Con il termine disidratazione si fa riferimento all’insieme delle alterazioni organiche e funzionali a cui va incontro il nostro corpo quando si beve poco. Nella maggior parte dei casi, si manifesta in forma lieve o moderata, una condizione che si risolve semplicemente bevendo di più per compensare il deficit di liquidi. 

Tuttavia, in alcune circostanze può verificarsi una disidratazione grave, un’emergenza medica che riguarda soprattutto i bambini molto piccoli e gli anziani, in quanto percepiscono meno lo stimolo della sete. Ma la disidratazione può essere anche acuta o cronica, causando una serie di effetti nel cervello dovuti alla scarsa idratazione

Inoltre, è possibile distinguere la disidratazione isotonica, quella ipertonica e la disidratazione ipotonica, diverse tipologie di una condizione che non bisogna mai sottovalutare, specialmente in presenza di patologie e di altri fattori di rischio. 

In questo approfondimento cercheremo di chiarire la definizione di disidratazione, illustrandone anche cause e sintomi per riconoscerla. Daremo informazioni utili sulla prevenzione della disidratazione e i rimedi più indicati in queste situazioni, così da permettere di comprendere effettivamente cosa succede quando si beve poca acqua.

Disidratazione: cos’è e perché bere poco può far male

La disidratazione è la manifestazione della carenza o deficit di liquidi corporei totali. Si verifica quando si introducono meno liquidi, bevendo o mangiando cibi ricchi di acqua, rispetto a quelli che vengono eliminati con la sudorazione, la respirazione e la minzione. 

Infatti, secondo la definizione di disidratazione del Ministero della Salute, si tratta di “una condizione che si manifesta quando la quantità di acqua persa dall’organismo è maggiore di quella assunta”. Nello specifico, la gravità della disidratazione viene definita in funzione della percentuale di liquidi persi, infatti si parla di:

  • Disidratazione lieve: quando la perdita di fluidi corporei è inferiore a 50 ml/kg o la perdita di peso è inferiore al 5%;
  • Disidratazione moderata: se la perdita va da 50 a 100 ml/kg di liquidi corporei o la perdita di peso rientra in un range dal 5% al 10%;
  • Disidratazione grave: quando la perdita di liquidi corporei è superiore a 100 ml/kg o la perdita di peso superiore è al 10%.

La disidratazione da lieve a moderata è gestibile a casa, eventualmente con il supporto delle indicazioni del proprio medico. Al contrario, la disidratazione grave è un’emergenza sanitaria vera e propria, quindi bisogna recarsi al pronto soccorso in quanto può causare anche convulsioni, aritmia cardiaca e shock ipovolemico, fino a lesioni o complicazioni anche fatali.  

La disidratazione inoltre può essere distinta nelle seguenti tipologie:

  • Disidratazione acuta: questa condizione si manifesta in modo repentino e veloce quando le perdite di liquido superano la quantità di liquidi assunti. Per esempio, è quanto può accadere a un turista nel deserto che rimane senz’acqua, ma anche con i frequenti episodi di disidratazione e colpi di calore negli anziani durante i giorni più afosi dell’estate.
  • Disidratazione cronica: si tratta di un lieve stato di disidratazione persistente e silente, per esempio quando bere un po’ meno o sudare di più senza compensare abbastanza il fabbisogno giornaliero può determinare alterazioni lievi che lentamente, tuttavia, favoriscono lo sviluppo di alcune problematiche. In particolare, la disidratazione cronica sembrerebbe influenzare le normali performance cognitive e l’umore, soprattutto nei bambini e negli anziani.

Le cause della disidratazione

Pe gestire la disidratazione bisogna innanzitutto conoscere le cause di questa condizione fisiologica. I fattori che possono provocare o favorire la disidratazione sono numerosi, infatti non è dovuta soltanto a un ridotto quantitativo di liquidi, ma anche a una loro eccessiva eliminazione dall’organismo e ad altri motivi. 

Bere poco, dunque, è solo una delle principali cause di disidratazione assieme a:

  • Febbre;
  • Esposizione al calore;
  • Esposizione al caldo-umido, in quanto l'aria umida riduce la sudorazione, di conseguenza la temperatura corporea aumenta determinando un maggior bisogno di liquidi;
  • Attività fisica intensa;
  • Attività lavorativa intensa;
  • Vomito e/o diarrea;
  • Aumento della minzione a causa di un’infezione;
  • Lesioni significative alla pelle, come ustioni o ulcere alla bocca, gravi malattie della pelle o infezioni (l'acqua viene persa attraverso la pelle danneggiata).

Inoltre, ci sono gruppi di persone più a rischio di disidratazione rispetto ad altri, per motivi legati alle abitudini di vita e allo stato di salute, tra cui:

  • Neonati e bambini: i neonati e i bambini soffrono spesso di diarrea grave e vomito, quindi sono tra i gruppi a maggior rischio di disidratazione. Inoltre, tendono anche a perdere una percentuale maggiore di liquidi a causa di febbre alta o ustioni. In più, se da una parte per i bambini molto piccoli e i neonati è spesso difficile capire se hanno sete e non sono in grado di bere da soli, quando diventano grandi tendono a non rispondere tempestivamente allo stimolo della sete perché non percepiscono l’importanza di una corretta idratazione. È importante educare i bambini a bere spesso, soprattutto quando hanno sete!
  • Anziani: con il passare degli anni invecchia anche la capacità di sentire e rispondere allo stimolo della sete. Gli anziani, spesso, affermano di non avere mai sete e di bere poco, quindi andrebbero stimolati a rispettare almeno il fabbisogno giornaliero di liquidi, il quale secondo l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare è pari a 2 litri al giorno per le donne e a 2,5 litri al giorno per gli uomini. Oltre a ciò, invecchiando diminuiscono le riserve di liquidi assieme alla capacità di trattenerli. Oltre all’assenza dello stimolo della sete, anche condizioni come la demenza e i problemi di mobilità possono limitare la capacità di procurarsi l'acqua da soli;
  • Persone con malattie croniche: il diabete così come le malattie renali aumentano il rischio di disidratazione così come l’utilizzo di farmaci ad azione diuretica. In ogni caso, oltre alle malattie croniche, è bene ricordare che nei bambini e negli anziani anche il raffreddore o il mal di gola aumentano il rischio di disidratazione, in quanto diminuisce l’appetito o la voglia di bere.

Come capire se si è disidrati? In genere in queste circostanze aumenta la sensazione di sete, inoltre si presentano una serie di sintomi come un’urina più scura o un generale senso di stanchezza. 

Per riconoscere la disidratazione durante l’attività sportiva è possibile pesarsi prima e dopo l’allenamento, per verificare se la perdita di peso corporeo ha superato il 2% e bisogna consumare subito dei liquidi per reidratarsi.

disidratazione

I segnali della disidratazione: i sintomi da non sottovalutare

I sintomi di disidratazione aiutano a capire quando l’organismo è in deficit di liquidi, perciò è importante imparare a riconoscere i segnali che il nostro corpo ci manda per avvisare della presenza di un problema. Ogni sintomo della disidratazione può manifestarsi con una diversa intensità, oppure solo in alcuni casi specifici, a seconda delle differenti circostanze.

Disidratazione negli adulti: sintomi

Per quanto riguarda i sintomi della disidratazione negli adulti è possibile osservare:

  • Un aumento della sete;
  • La bocca asciutta;
  • Una sensazione di stanchezza e spossatezza;
  • L’assenza di sudore;
  • Una diminuzione della produzione e del volume di urina;
  • Un’urina densa e di colore più scuro o giallastra;
  • Un mal di testa di varia intensità;
  • La pelle secca;
  • Le vertigini;
  • Una diminuzione o l’assenza della lacrimazione.

Questi segni di disidratazione sono i più comuni nelle situazioni di gravità lieve o moderata, ossia quando basta bere un po’ di acqua per contrastare rapidamente il deficit di liquidi rilevato dall’organismo. Allo stesso modo, questi segnali rappresentano anche i sintomi di disidratazione cronica, ossia quando si presenta in modo persistente e prolungato nel tempo. Al contrario, i sintomi di una disidratazione grave negli adulti possono essere:

  • Una riduzione drastica o l’assenza della produzione e del volume di urina;
  • L'urina, se presente, è in genere molto concentrata e di colore giallo intenso o arancione ambrato;
  • Si possono avvertire delle vertigini o una sensazione di svenimento che rende difficile stare in piedi;
  • Si può verificare una diminuzione della pressione sanguigna e un’ipotensione ortostatica (quando la persona cerca di alzarsi in piedi da sdraiata la testa gira a causa della pressione bassa);
  • La frequenza cardiaca può aumentare;
  • Può manifestarsi uno stato febbrile;
  • Una scarsa elasticità della pelle (la pelle torna lentamente alla sua posizione normale quando viene pizzicata);
  • Possono verificarsi letargia, confusione o perfino il coma;
  • L’organismo può entrare in shock.

Questi sintomi di indicano una situazione grave che va affrontata immediatamente, rivolgendosi a un medico oppure a un pronto soccorso. Qualora si riducesse la pressione arteriosa, infatti, provocando vertigini o svenimenti, in assenza di un intervento tempestivo potrebbe verificarsi uno shock, ossia un collasso cardiocircolatorio.

Disidratazione nei bambini: sintomi

Spesso i sintomi di disidratazione negli adulti e nei bambini sono gli stessi, tuttavia per quanto riguarda i più piccoli bisogna prestare attenzione anche ai seguenti segnali:

  • Bocca e lingua secche;
  • Pianto con assenza di lacrime;
  • Pannolino asciutto per più di tre ore;
  • Occhi e guance infossati;
  • Fossetta sulla sommità del cranio incavata;
  • Svogliatezza o irritabilità.

Sintomi della disidratazione per tutti

Inoltre, a qualsiasi età è necessario non sottovalutare alcuni sintomi del corpo disidratato che richiedono l’intervento urgente di un medico, in quanto avvisano di una situazione grave e potenzialmente critica. In particolare, bisogna recarsi subito al pronto soccorso in caso di alcuni segnali di disidratazione:

  • Grave diarrea o persistente per 24 ore o più;
  • Sangue nelle feci e/o feci scure;
  • Incapacità di trattenere i liquidi;
  • Irritabilità e/o disorientamento;
  • Sonnolenza eccessiva;
  • Sentirsi meno attivi del solito.

Infine, tra i sintomi di disidratazione negli anziani, negli adulti e nei bambini possono rientrare anche l’alito cattivo, i crampi muscolari, la pelle secca e arrossata, ma sono condizioni meno frequenti rispetto a quelle indicate. 

Tuttavia, quando si manifestano insieme a una sensazione di sete molto intensa, con assenza di lacrime o sudore, questi segnali di disidratazione meno frequenti possono fare la differenza e aiutare a prevenire delle situazioni più gravi. Ma come si può essere certi che si tratti proprio di disidratazione, una volta che si verificano i primi sintomi? Vediamo come viene realizzata la diagnosi.

Diagnosi e rimedi indicati in caso di disidratazione

Nei casi più lievi, per diagnosticare la disidratazione è sufficiente sottoporsi alla visita del proprio medico. Tuttavia, in seguito a disidratazione grave saranno necessari degli esami di laboratorio specifici, vale a dire:

  • Analisi del sangue: in particolare, saranno valutati i valori di sodio e potassio, ovvero degli elettroliti, e la funzionalità renale con il controllo dei valori della creatina;
  • Analisi delle urine: oltre alla verifica del colore e della densità, l’analisi delle urine permette di controllare se il paziente è disidratato e la gravità di questa condizione. Ancora una volta i valori della creatina urinaria consentono di indagare eventuali disfunzioni renali, mentre altri test possono verificare eventuali infezioni della vescica. 

Queste analisi, insieme alla conoscenza delle cause di disidratazione, permettono di identificare meglio anche il tipo di disidratazione in base alla perdita eccessiva di acqua o elettroliti, cioè di sodio e potassio. 

In particolare, è possibile distinguere le seguenti tipologie di disidratazione:

  • Disidratazione isotonica: si verifica quando sia l'acqua che il sodio vengono persi in modo proporzionale, mantenendo i valori di osmolarità del sangue invariati. È causata principalmente da vomito, diarrea o sudorazione eccessiva. Può presentare una diminuzione del volume delle urine, con una ridotta escrezione di sodio e un aumento del suo peso specifico. Inoltre, si possono evidenziare un aumento degli enzimi epatici e pancreatici;
  • Disidratazione ipertonica: in questa condizione viene eliminata più acqua rispetto al sodio, è una disidratazione causata principalmente da febbre alta, dalla poliuria, dall’aumento del volume di acqua nelle urine e dalla frequenza di minzione. L’osmolarità sierica supera i 300 mOsm/kg, i livelli di sodio nel sangue sono elevati e le urine presentano un volume più basso – tranne nel caso della poliuria – con un peso specifico elevato e aumento dell’escrezione di sodio;
  • Disidratazione ipotonica: questa tipologia di disidratazione comporta un aumento dell’escrezione di sodio che supera quella dell’acqua e la diminuzione dell'osmolarità sierica. Ciò favorisce la formazione di edemi a livello cerebrale. Questa condizione è associata al morbo di Addison, alla fibrosi cistica, all’attività fisica intensa e prolungata, all’uso non controllato dei diuretici ma anche altre problematiche importanti. Gli esami del sangue e delle urine evidenziano di solito una diminuzione dell’osmolarità sierica e dei livelli di sodio, insieme a un ridotto peso specifico delle urine.

L’analisi del sangue, delle urine e la conoscenza delle cause della disidratazione sono tutti elementi essenziali per la diagnosi, per capire la gravità di questa condizione e individuare la cura migliore. In caso di disidratazione lieve o moderata, il primo e più comune approccio è quello della reintegrazione di liquidi

In base al tipo di disidratazione verrà scelto il tipo di liquido reidratante, tra cui acqua, soluzioni saline oppure altro. Per esempio, l’integrazione di magnesio e potassio d’estate aiuta a prevenire la disidratazione isotonica causata da un’eccessiva sudorazione. 

L’utilizzo di soluzioni saline reidratanti nello sportivo, invece, è indicato per prevenire la disidratazione ipotonica che favorisce l’iponatriemia, oppure la diminuzione dei livelli di sodio nel sangue.

Nei casi più gravi si adotta un approccio personalizzato, con interventi su misura possibile grazie al monitoraggio continuo dello stato del paziente. Per quanto riguarda i bambini, invece, nei casi più critici è opportuno procedere con la reidratazione per via endovenosa.

Cosa provoca la disidratazione nell’organismo

Gli effetti della disidratazione, soprattutto quando si tratta di una condizione grave o prolungata, sono diversi e potenzialmente molto dannosi per l’organismo, tra cui:

  • Shock ipovolemico dovuto alla diminuzione del volume sanguigno basso, che può portare ad acidosi e quindi a gravi problemi organici, in particolare causando un danno renale acuto terminale, una condizione potenzialmente fatale;
  • Convulsioni provocate dalle alterazioni dei livelli del sodio, che possono essere accompagnate a confusione fino a delirio e coma;
  • Aritmie cardiache causate da squilibri del potassio, associate spesso ad affaticamento, debolezza e alterazioni muscolari;
  • Colpo di calore dovuto all’aumento eccessivo della temperatura corporea conseguente alla disidratazione;
  • Insufficienza renale da shock ipovolemico con scarso apporto di sangue ai reni, acidosi da ipovolemia e disturbi elettrolitici;
  • Trombosi provocata dall’aumento della viscosità del sangue.

Secondo quanto riportato su Water & Health, consensus paper della Femtec (Federazione Mondiale del Termalismo e Climatoterapia) e dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), una disidratazione moderata con la perdita del 2% del peso corporeo può causare la riduzione di alcune funzioni mentali, diminuendo l’attenzione, la concentrazione e la capacità di realizzare alcune attività semplici della quotidianità. 

Una disidratazione più grave, con una perdita di peso corporeo del 2,5%, può condizionare le prestazioni intellettive, ostacolando i processi cognitivi e diminuendo l’efficienza del cervello. In particolare, un solo litro di acqua nell’organismo può causare sul cervello effetti simili a quelli di una persona affetta da 2 mesi e mezzo da Alzheimer o di 14 mesi di invecchiamento.

I rischi più gravi vengono corsi soprattutto dagli anziani affetti da patologie pregresse e debilitanti. Nel peggiore dei casi, quando il sangue non arriva al cervello, le conseguenze della disidratazione possono portare al coma e al decesso

Per tutte queste ragioni, non appena si individuano potenziali segni o sintomi di disidratazione bisogna rivolgersi al proprio medico, oppure recarsi al pronto soccorso nei casi più gravi.