L’acqua è vitale e rappresenta un bene sempre più prezioso e sta esaurendo. Molti di noi non se ne rendono conto perché viviamo in uno dei Paesi con le più abbondanti riserve idriche. Anzi spesso ne sprechiamo ogni giorno litri e litri: i prelievi di acqua potabile per ogni italiano si aggirano intorno ai 428 litri giornalieri, mentre il consumo pro-capite d’acqua è di ben 220 litri al giorno per persona.

Valori preoccupanti di uno spreco che deve allarmare non tanto per il valore della bolletta ma per tutta l’acqua che ogni giorno buttiamo via senza senso. Fortunatamente possiamo diminuire i prelievi e i consumi.

Abbiamo già elencato 10 consigli per consumarne meno migliorando alcune abitudini di vita e adesso vi parleremo del recupero dell’acqua piovana, una modalità per ridurre gli sprechi accessibile a tutti, anche solo con un secchio!

Perché riciclare l’acqua piovana?

La disponibilità e la conservazione delle risorse idriche assieme alla garanzia di acqua potabile per tutti sono annoverati tra i 17 obiettivi promossi dall’ONU nell’ambito del progetto di Sviluppo Sostenibile che impegna tutti i Paesi del mondo.

Risparmiare acqua e assicurarne la potabilità per tutti sono considerati obiettivi essenziali per rendere la vita dell’uomo e l’ambiente in cui vive sostenibili nel tempo.

Una finalità importante come diminuire la povertà, la fame, l’inquinamento dei mari e della terra, promuovere l’istruzione, la parità di genere, la pace, la salute e il benessere a livello globale, per citare solo alcuni degli obiettivi promossi dall’ONU.

preservare le riserve idriche

La necessità di preservare le riserve idriche nasce anche dal fatto che gli sprechi di acqua, anche potabile, in Paesi dove le risorse sono abbondanti stanno raggiungendo livelli esagerati e l’Italia in Europa è in pole position.

Un problema che si sta cercando di risolvere con azioni di risparmio, recupero e riciclo di questo bene tanto prezioso. In particolare dall’analisi dei consumi di acqua del rubinetto pro-capite si è evidenziato che solo il 50% dovrebbe essere potabile, o da bere o da utilizzare in cucina. In pratica, il 50% dell’acqua che consumiamo ogni giorno potrebbe essere di qualità inferiore rispetto a quella potabile.

Parliamo nello specifico dell’acqua sanitaria (usata nei bagni, nel WC e per l’igiene personale), di quella che usiamo per lavare pavimenti, abiti e stoviglie a mano o con lavastoviglie e lavatrice, e di quella per l’irrigazione di piante, giardino e orto.

In questa direzione, si stanno promuovendo soluzioni per il riciclo dell’acqua piovana (o acque meteoriche) sia a livello domestico che statale, con incentivi promossi anche dal governo volti proprio alla sostenibilità ambientale e alla diminuzione degli sprechi idrici.

L’acqua piovana infatti ha il vantaggio di raggiungere i livelli di qualità necessari per tali utilizzi attraverso sistemi di riciclaggio accessibili a tutti, anche con il fai da te.

I vantaggi del riutilizzo dell’acqua piovana

L’acqua piovana è una risorsa oggi spesso sottovalutata. Parliamo proprio di “oggi” perché il riciclo dell’acqua piovana è una pratica antica che viene fatta risalire ad almeno 6000 anni fa.

Basterebbe che la nostra memoria ritornasse ai ricordi della storia greca e romana antica. Greci e Romani avevano infatti ideato sistemi di raccolta e distribuzione dell’acqua piovana sviluppando tecniche a cui ancora oggi ci si ispira.

Ad esempio le vasche situate al centro dell’atrio delle residenze private dei Romani fungevano da sistema di raccolta delle acque meteoriche che ricadevano dalle coperture e poi venivano convogliate in cisterne sotterranee dove l’acqua veniva stoccata in riserve al fresco, al buio e in ambiente protetto dalle contaminazioni.  

acqua piovana riciclo

I reperti archeologici testimoniano che diverse civiltà antiche utilizzavano tecniche per il recupero dell’acqua piovana che oggi ispirano anche le nuove metodologie per il recupero delle acque meteoriche.

Vediamo però, prima di entrare nel dettaglio dei sistemi di raccolta, quali sono i vantaggi del riciclo delle acque meteoriche per l’utilizzo privato.

  • Innanzitutto l’acqua piovana è priva di calcare e cloro, risultando quindi idonea sia all’utilizzo irriguo che nelle lavatrici;
  • L’acqua piovana è di per sé naturale, nel senso che è quella che normalmente cade dal cielo e innaffia orti e giardini e per cui si possono attivare sistemi di depurazione o provvedimenti in presenza di potenziali inquinanti (piogge acide);
  • L’acqua piovana è inoltre priva di detergenti e non viene inclusa tra le acque di scarico;
  • Infine l’acqua piovana in alcuni periodi dell’anno cade in abbondanza e proprio l’eccesso diventa per noi una risorsa di valore, soprattutto per evitare lo spreco di acqua potabile o di pozzo per irrigare orto, giardino e piante durante l’estate o altri periodi di scarsità di piogge.

Nello specifico la raccolta delle acque meteoriche è sempre più incentivata ed è disciplinata dall’art. 113 del Decreto Legislativo 03 Aprile 2006 n° 152 parte III “Disposizioni sulla tutela delle acque dall’inquinamento” e dalle direttive comunitarie n° 91/271/CEE “Trattamento delle acque reflue urbane”, e n° 91/676/CEE “Acque meteoriche di dilavamento e acque di prima pioggia” e successive, entrambe recepite dallo stato italiano per la regolamenta del riciclo in sicurezza delle stesse.

Infatti, senza entrare nel dettaglio, tali direttive indicano che la raccolta deve iniziare previa eliminazione delle “acque di prima pioggia”, nello specifico si tratta delle quantità di acqua piovana precipitata nei primi 15 minuti di pioggia, corrispondenti  in linea di massima ai primi 5 mm che precipitano in tutta la superficie interessata, da separare dalle “acque di seconda pioggia” (precipitate nei 15 minuti successivi), ovvero l’acqua piovana che realmente va raccolta.

Le acque di prima pioggia infatti vanno scartate perché per dilavamento possono trascinare inquinanti presenti nella superficie, che si tratti del tetto di casa propria o del parcheggio in centro città, per fare esempi pratici. Le direttive sono il riferimento per la realizzazione di impianti di riciclo ad hoc.

Come funziona il riciclo e il recupero dell’acqua piovana?

Abbiamo visto che in virtù della crescente diminuzione di riserve idriche si stanno incentivando misure di riciclo delle acque piovane per l’utilizzo urbano e domestico nei vari ambiti in cui non è richiesta la potabilità.

recuperare l'acqua piovana

In rete si possono leggere le storie di comuni virtuosi che hanno predisposto azioni di riciclo dell’acqua piovana, ad esempio per l’irrigazione del verde pubblico attraverso la costruzione di cisterne e sistemi di distribuzione ad hoc, oppure con la predisposizione di tetti verdi o di pavimentazioni particolari che trattengono l’acqua piovana che viene poi sfruttata per l’uso sanitario o irriguo.

Tali procedure rappresentano per alcune zone a elevato rischio idrogeologico la soluzione per evitare l’eccessivo dilavamento delle acque durante le precipitazioni, la causa di disastri sempre più frequenti in alcune zone d’Italia.

Noi però ci concentreremo principalmente sul riciclo domestico dell’acqua piovana, una procedura che prevede un impianto di raccolta e distribuzione sviluppato principalmente sui seguenti componenti:

  • Un sistema di primo filtraggio per eliminare corpi estranei, come foglie, sabbia, sassi e altro materiale grossolano: in particolare tale filtro è essenziale per l’acqua che viene raccolta dal dilavamento dei tetti delle case e dalle grondaie. Spesso si suggerisce anche di coprire le grondaie con una griglia che le preservi dall’accumulo di foglie e altri detriti. I sistemi più sofisticati sono anche muniti di un dispositivo per l’eliminazione dell’acqua di prima pioggia;
  • Un recipiente di raccolta dell’acqua piovana la cui capienza viene stimata in base alle necessità di utilizzo: nello specifico si parla di cisterne esterne o sotterranee particolari e in materiali compatibili con le normative, come vetroresina, polietilene o calcestruzzo, in grado di conservare l’acqua in condizioni appropriate. La filtrazione iniziale non è infatti sufficiente a garantire acqua meteorica di qualità: bisogna infatti conservarla in maniera sicura. Nello specifico si richiede la conservazione in ambiente impermeabile e adeguatamente ossigenato, fresco e al buio;
  • Un sistema di aspirazione e di pompaggio dell’acqua: l’acqua stoccata viene aspirata dal serbatoio a qualche centimetro dal livello superiore. In tal modo si preleva l’acqua più pulita e si lasciano sul fondo eventuali impurità non fermate dal primo sistema di filtraggio. Il tutto viene regolato da un sistema di pompa che immette l’acqua piovana pulita nel sistema. Se l’acqua è destinata ad attività di irrigazione non viene sottoposta ad altri trattamenti. Se invece viene utilizzata per uso domestico sarà sottoposta ad un secondo sistema di filtraggio (filtri a sabbia o carbone per la chiarificazione) e decontaminazione (debatterizzatori con ipoclorito o raggi UV-c per eliminare batteri, virus, muffe, spore, lieviti e altri microrganismi) al fine di rispondere ai criteri previsti dalla normativa per l’utilizzo igienico e sanitario domestico;
  • Un sistema di tubazioni che convogli l’acqua: il sistema di tubi che porterà l’acqua riciclata alla rete di casa per legge deve essere separato da quello dell’acqua potabile.

Per quanto riguarda l’acqua irrigua, in linea teorica potrebbero bastare anche delle vasche o delle enormi cisterne di raccolta, ma dovrebbe essere comunque conservata in condizioni opportune e utilizzata in brevissimo tempo.

Irrigare l’orto con acqua contaminata da batteri rappresenta infatti un grande rischio per la salute delle persone!

Recupero dell’acqua piovana: riassunto veloce!

Gli impianti di raccolta dell’acqua piovana e per il suo riciclo sono sempre più diffusi. Nello specifico si tratta di impianti relativamente semplici, costituiti da componenti comuni, anche quando si tratta di sistemi di filtraggio o pompe, e dai costi relativamente contenuti.

Per parlare di recupero dell’acqua piovana infatti non occorre tornare ai tempi degli antichi Romani, al Sud d’Italia fino agli anni ’70 con l’arrivo dei primi acquedotti era una pratica molto comune.

Il fai da te è un’opzione attuata da molte persone e infatti sono disponibili utili guide ovunque per un impianto per il riciclo dell’acqua piovana facile da realizzare da soli e ben funzionante, magari da prediligere per l’irrigazione se non si è particolarmente capaci in tali attività.

Per quanto riguarda l’uso domestico sarebbe meglio rivolgersi a persone competenti nella costruzione di impianti di riciclo dell’acqua piovana: non basta saper lavorare con filtri e tubi ma bisogna anche essere in grado di calcolare portate e bisogni domestici per realizzare un sistema di riciclaggio valido.

Nel campo delle nuove costruzioni, in tal senso, oltre alle case ecologiche in cui la distribuzione di acqua potabile e da altre fonti di riciclo è basilare, è possibile anche sviluppare “su carta” sistemi di riciclo dedicati all’acqua e ottimizzati nella gestione dei consumi in ottica di diminuzione degli sprechi di acqua potabile.

Chi sta per costruire una casa dalle fondamenta è quindi in vantaggio nella realizzazione di un impianto di raccolta e distribuzione delle acque meteoriche altamente performante.  

I vantaggi per la famiglia sono veramente importanti: non solo risparmio idrico che è un bene per tutti ma anche un vantaggio economico, sia privato che sociale.

  • Si sostituisce lo spreco di acqua potabile con quella piovana a costo zero
  • La rete fognaria e di smaltimento è meno sovraccaricata durante le precipitazioni intense
  • La dispersione dell’eccesso di acqua piovana è controllata in loco.

In un mondo ideale, se l’azione di recupero dell’acqua piovana fosse condivisa dalle famiglie in una via, in un quartiere, in un paese o in una città, il rischio idrogeologico potrebbe ridursi notevolmente nelle zone più a rischio. Esempio di come l’unione fa la forza, figuratevi se ci si allargasse  oltre ogni confine!

Abbiamo visto i vantaggi del riciclo dell’acqua piovana e come, tornare a vecchie abitudini, potrebbe rappresentare un vantaggio per il singolo che, allargato a molti, si potrebbe tradurre in un aumento della sostenibilità dell’utilizzo dell’acqua nel tempo, in Italia e nel mondo!