Identikit di acque nere, grigie e bianche
Quando si parla di acque nere, grigie e bianche ci si riferisce a una piccola parte del vasto gruppo delle acque reflue che vengono prodotte a livello domestico o pubblico e industriale. Si tratta in pratica delle acque di scarico prodotte da abitazioni private, edifici pubblici, industrie e quant’altro che finiscono sul sistema fognario, o su canali di scolo industriali, sottoposte a depurazione e trattamenti adeguati prima di rientrare nel famoso ciclo dell’acqua. Gruppo CAP ad esempio gestisce non solo la potabilizzazione dell’acqua immessa nell’acquedotto ma anche la depurazione e il trattamento delle acque reflue immesse nella rete fognaria.
- Acque nere
- Acque fecali: provenienti dai bagni e contenenti scarichi umani
- Acque bionde: provenienti da docce, vasche, lavabi e bidet dei bagni
- Acque saponate grasse: provenienti da lavelli e lavastoviglie della cucina
- Acque grigie: provenienti da docce, vasche, lavabi e bidet dei bagni, lavelli e lavastoviglie delle cucine, lavatrici e lavabi delle lavanderie
- Acque di scarico industriale
- Acque bianche

- Acque meteoriche o piovane di dilavamento delle aree aperte impermeabilizzate (strade, cortili, piazze, parcheggi, tetti e altro)
- Acque utilizzate per il lavaggio delle strade
- Acque di raffreddamento provenienti dagli impianti industriali
Il valore del recupero di acque nere, grigie e bianche
Il recupero delle acque reflue ad uso civile o domestico è regolamentato dall’art. 113 del Decreto Legislativo 03 Aprile 2006 n° 152 parte III “Disposizioni sulla tutela delle acque dall’inquinamento”e dalle direttive comunitarie n° 91/271/CEE “Trattamento delle acque reflue urbane”, e n° 91/676/CEE “Acque meteoriche di dilavamento e acque di prima pioggia”. Nell’ottica di ridurre gli sprechi di acqua e di diminuire l’inquinamento, si stanno favorendo sempre più attività di recupero delle acque di scarico, in particolare per gli utilizzi domestici ma anche industriali e urbani. Lo scopo è anche quello di ridurre lo spreco del consumo di acqua potabile (un valore stimato intorno al 50% pro-capite), in attività domestiche (igiene personale e della casa, lavastoviglie, lavatrice, WC, ecc.) per cui può essere utilizzata acqua di qualità inferiore e in sicurezza per la salute umana. Nello specifico il riciclo di alcuni tipi di acque reflue rappresenta la chiave per diminuire gli sprechi a un costo sostenibile per le tasche, per l’ambiente e per la vita in termini di mantenimento delle riserve idriche. Abbiamo già illustrato il sistema di gestione delle acque reflue da parte del Gruppo CAP, attività adottate in generale dagli enti privati o pubblici che gestiscono le fognature. In linea generale, per il riciclo domestico si prevede principalmente il riciclo delle acque grigie tra quelle nere e delle acque meteoriche tra quelle bianche. Inoltre è già stato approfondito anche il recupero dell’acqua piovana o meteorica, ovvero delle acque bianche accessibili nelle nostre abitazioni. Vedremo quindi come possono essere riciclate le acque grigie, anche perché sono più facili da recuperare, trattare e disinfettare e hanno un grande peso sugli sprechi di acqua potabile. Ci teniamo comunque a menzionare alcune informazioni anche sul riciclo degli altri tipi di acque. Ad esempio le acque bianche derivanti dalla pulizia delle strade sono quasi comparabili a quelle piovane: in linea di massima sono pulite e hanno bisogno di attività di ripristino mediante sistemi di filtraggio a monte della cisterna di raccolta per eliminare il materiale grossolano.
Recupero delle acque grigie: tra piante, filtri e depuratori
Il recupero delle acque grigie si basa su sistemi di riciclo apparentemente semplici ma che possono costare parecchio. L’investimento però in linea di massima si ammortizza in un lasso di tempo medio di circa 10-15 anni, variabile anche in funzione del costo della manutenzione delle acque reflue in bolletta e comunque idealmente incomparabile a livello di sostenibilità di risparmio idrico e ambientale.