Idratarsi correttamente è fondamentale per la salute, tuttavia in alcune circostanze particolari potrebbe anche verificarsi un’intossicazione da acqua.
Si tratta di un evento raro, ma esistono comunque dei rischi che è bene conoscere per evitare abitudini scorrette e sapere come comportarsi in queste situazioni per scongiurare delle complicazioni.
In particolare, qualora si dovessero notare dei sintomi come vomito, diarrea, nausea o mal di pancia dopo aver bevuto acqua bisogna recarsi dal proprio medico curante per scoprire la causa di questo malessere oppure, nei casi più gravi, al pronto soccorso più vicino.
Nel dettaglio, le ragioni della comparsa di questa sintomatologia possono essere due: troppa acqua nell'intestino che provoca una condizione nota come iperidratazione, oppure l’ingestione di acqua contaminata da sostanze e patogeni dannosi per la salute.
Vediamo cosa succede se si beve troppa acqua o in caso di avvelenamento da acqua non potabile.
Eccesso di acqua nel corpo: attenzione all’iperidratazione
Idratarsi è essenziale e rappresenta un’abitudine sana per tutti, ma esagerare fa male. Bere troppa acqua può infatti causare iperidratazione, una condizione nota anche come iponatriemia che è possibile definire come intossicazione da acqua.
Si verifica quando i reni non riescono a eliminare i liquidi in eccesso, causando un’alterazione dell’equilibrio idrico ed elettrolitico che porta a una diminuzione dei livelli ematici di sodio e può provocare conseguenze anche molto gravi per la salute.
L’intossicazione da acqua e l’iponatriemia sono molto rare nei soggetti sani, mentre si verificano più facilmente nello sportivo quando esagera con l’assunzione di liquidi per compensare le perdite dovute a un’attività fisica.
Durante l’intensa attività fisica, infatti, si perde molto sodio sudando, tuttavia bere troppa acqua diluisce ulteriormente la concentrazione già bassa di sodio nel sangue. Il rischio di iponatriemia è dunque maggiore in caso di attività fisica intensa e di lunga durata, come per esempio la maratona o il triathlon.
Un rischio più elevato di intossicazione da acqua si verifica anche negli anziani e nelle persone che soffrono di alcune patologie croniche, in quanto esposti a fattori che favoriscono tale disequilibrio elettrolitico, tra cui:
- Assunzione di alcuni farmaci
Fa male bere troppa acqua quando si assumo diuretici, antidepressivi e alcune tipologie di antidolorifici, nonché farmaci che interferiscono con le funzioni ormonali e renali che mantengono normali livelli di sodio ematico.
- Insufficienza cardiaca congestizia e malattie a carico di reni o fegato
Le persone che soffrono di alcune problematiche a carico di cuore, reni e fegato presentano un accumulo di liquidi corporei che arriva a diluire il sodio ematico. In queste situazioni l’assunzione di liquidi potrebbe essere già monitorata come Sindrome da ormone antidiuretico inappropriato (SIADH). Le persone che soffrono di SIADH producono elevati livelli dell'ormone antidiuretico (ADH), perciò tendono a trattenere l'acqua invece di eliminarla in modo normale con le urine.
- Vomito o diarrea cronici e gravi e altre cause di disidratazione
Bere tanta acqua fa male anche in presenza di vomito o diarrea cronici e gravi, condizioni che favoriscono la perdita di sodio e altri elettroliti con un aumento dei livelli di ADH (ormone antidiuretico). L’ADH, a sua volta, porta a trattenere più liquidi, dunque in tali circostanze bere tantissima acqua può provocare iperidratazione.
- Morbo di Addison, problemi della tiroide e altre malattie caratterizzate da cambiamenti ormonali
Il morbo di Addison è caratterizzato da un’insufficienza delle ghiandole surrenali. Queste ghiandole producono ormoni essenziali per mantenere l’equilibrio elettrolitico organico, in particolare nel mantenere normali i livelli organici di sodio, potassio e acqua: una loro insufficienza, quindi, determina proprio una diminuzione della produzione di tali ormoni. Anche bassi livelli di ormoni tiroidei possono diminuire la concentrazione ematica di sodio e favorire l’iponatriemia, perciò in questi casi bere molta acqua fa male.
I sintomi dell’intossicazione da acqua o iponatriemia
Appurato che bere troppa acqua fa male in alcuni casi, bisogna fare particolare attenzione ad alcuni sintomi che aiutano a capire la possibile comparsa di un’intossicazione da acqua.
In generale, il regolare livello di sodio nel sangue è compreso in un range tra 135 e 145 mEq/L (milliequivalenti per litro), ma con iponatriemia la concentrazione di sodio ematico scende al di sotto di 135 mEq/L.
In seguito alla diminuzione del sodio nel sangue si verifica un aumento dell’acqua intracellulare, quindi del volume delle cellule. In pratica, l’acqua organica tende a passare dove la concentrazione di sodio è maggiore e, in caso di iponatriemia, risulta superiore proprio all’interno della cellula. Uno dei segnali per capire quando si beve troppa acqua è il colore delle urine, infatti se sono trasparenti ci può essere il rischio di intossicazione da acqua e iponatriemia.
Un altro segnale che può far sospettare l’intossicazione da acqua è lo sviluppo di edema o gonfiore degli arti. Altri sintomi dell’iperidratazione sono:
- Vomito o senso di vomito dopo aver bevuto acqua;
- Nausea o senso di nausea quando bevo acqua;
- Mal di testa non riconducibili ad altre cause;
- Stato di confusione dovuto a un’indigestione di acqua;
- Perdita di energia, sonnolenza e stanchezza;
- Aumento di irrequietezza e irritabilità;
- Debolezza muscolare, spasmi o crampi;
- Convulsioni e coma nei casi più gravi.
Questi sintomi si sviluppano lentamente (in genere entro 48 ore), con complicanze moderate in caso di iponatriemia cronica, una situazione in cui i livelli di sodio diminuiscono gradualmente.
Quando invece si tratta di intossicazione acuta, il sodio ematico cala così velocemente da favorire effetti molto gravi, tra cui il rischio maggiore è gonfiore o edema cerebrale che può portare a coma e, nei casi più gravi, anche alla morte.
Cosa fare in caso di intossicazione da acqua
In caso di sospetta intossicazione da acqua bisogna rivolgersi al medico o recarsi al pronto soccorso, soprattutto quando il problema riguarda delle persone fragili. L’esame del sangue e l’anamnesi infatti sono fondamentali per la diagnosi e la definizione di una cura adatta.
Nei casi lievi potrebbe bastare anche solo ridurre l’assunzione di acqua, mentre nei più gravi è fondamentale la somministrazione per via endovenosa di soluzioni elettrolitiche in associazione a una terapia farmacologia adattata al caso.
Naturalmente, non sempre i sintomi tipici dell’iponatriemia indicano una sicura intossicazione da acqua. Per esempio, la nausea dopo aver bevuto acqua al mattino potrebbe essere dovuta a stress psicologici, una patologia organica o cattive abitudini alimentari.
Alcuni pazienti che hanno riportato sintomi come mal di stomaco o dolore al basso ventre dopo aver bevuto acqua sono risultati poi affetti da disturbi all’esofago come il reflusso gastroesofageo.
Considerando dopo quanto tempo si elimina l’acqua bevuta, anche solo 30 minuti a seconda delle circostanze, l’eventuale comparsa di alcuni disturbi o fastidi quando si beve troppo nella maggioranza dei casi scompaiono nel giro di pochi minuti.
Ad ogni modo, in caso di diarrea, mal di stomaco o rigurgito dopo aver bevuto acqua è opportuno farsi visitare da un medico, per effettuare tutti gli accertamenti necessari e individuare le cause del malessere.
Quanto bere per evitare l’intossicazione da acqua
Ma quindi quanta acqua bere per non affaticare i reni? In generale, una persona sana e normopeso dovrebbe bere almeno 2 litri di acqua al giorno se moderatamente attiva. Esiste tuttavia anche un limite a quanto bisogna bere al giorno: non oltre 3-5 litri al massimo se svolge una regolare attività fisica da moderata e intensa.
Se bere tantissima acqua fa male, è altrettanto vero che bere troppa acqua velocemente non fa bene, infatti non bisogna superare i 2 litri all’ora in modo continuativo. In particolare, per capire come bere acqua in abbondanza senza conseguenze negative per la salute, è importante sapere che se una persona assume molti liquidi in una giornata particolarmente afosa, in cui suda parecchio perché svolge un’attività fisica intensa, in generale non rischia l’iperidratazione.
L’organismo e i reni sono in grado di eliminare i liquidi assunti in eccesso in una situazione di criticità temporanea al fine di mantenere l’equilibrio idrico. In ogni caso, è difficile arrivare a bere più di 15 litri al giorno.
Nel caso in cui invece una persona beva troppo per periodi prolungati, il rischio di iponatriemia aumenta considerevolmente. Quindi si può bere di più in condizioni di estrema sete, comunque evitando di arrivare a 15-20 litri al giorno, altrimenti sarà inevitabile avere mal di pancia o altri disturbi.
Acqua contaminata: sintomi e rimedi
Sebbene l’intossicazione da acqua contaminata sia una condizione piuttosto rara, grazie ai numerosi controlli effettuati, potrebbe succedere di bere acqua non potabile ed esporsi a dei rischi per la salute.
Il consumo prolungato di acqua non sicura può causare infatti delle patologie molto serie, arrivando nei casi più gravi a provocare la morte da acqua contaminata da agenti patogeni.
Avvelenamento da acqua: i sintomi della contaminazione da arsenico
L’arsenico è un elemento chimico di origine naturale e antropica presente in forma organica e inorganica, quest’ultima assai più pericolosa per l’uomo. È classificato come certamente cancerogeno, inoltre è ritenuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità una delle 10 sostanze più pericolose per la salute pubblica. Esistono varie modalità di contaminazione, tra cui proprio il consumo di acqua non potabile con valori eccessivi di arsenico.
Secondo il Ministero della Salute, l’esposizione prolungata all’arsenico comporta una serie di conseguenze negative sul metabolismo, la pigmentazione della pelle e lo sviluppo del feto, oltre ad aumentare il rischio di tumori al polmone e alla vescica. L’arsenico può avere anche un grave effetto neurotossico in caso di esposizione acuta. I principali sintomi dopo aver bevuto acqua non potabile con livelli elevati di arsenico sono diarrea, vomito, crampi e dolori addominali.
Per questo motivo l’OMS ha fissato un valore limite di 0,01 mg/litro per la concentrazione di arsenico nell’acqua potabile, valore utilizzato come riferimento anche dalla Direttiva europea 98/83CE e dal D.Lgs. 31/2001 in Italia. Per garantire la sicurezza dell’acqua potabile, infatti, esistono dei trattamenti efficaci per la filtrazione delle risorse idriche destinate al consumo umano, per esempio tramite membrane, osmosi inversa o scambio ionico.
Qualora non si fosse sicuri della qualità dell’acqua bevuta, per esempio quando si verificano delle situazioni anomale come nausea, vomito e diarrea, è opportuno rivolgersi quanto prima a un medico. Inoltre, in caso di dubbi è possibile richiedere un’analisi dell’acqua, per verificare l’eventuale superamento dei livelli di arsenico stabiliti dalla legge.
Intossicazione da acqua contaminata da Legionella
Un altro rischio legato all’acqua è rappresentato dalla legionellosi, anche conosciuta come Malattia dei Legionari, un’infezione polmonare provocata dalla Legionella pneumophila. Questo batterio è presente in alcune ambienti naturali come laghi, fiumi, acque sorgive e termali, da cui in alcuni casi può raggiungere gli impianti idrici, le condotte cittadine dell’acqua, le tubature degli edifici e le piscine.
La Legionella prospera a temperature comprese fra 25 e 45°C, soprattutto in presenza di acque stagnanti, sedimenti e incrostazioni, mentre al di sotto dei 20°C non è considerata pericolosa.
Il contagio non avviene bevendo l’acqua o tramite la contaminazione degli alimenti, ma attraverso l’inalazione di gocce d’acqua contaminate, ad esempio quando si apre l’acqua calda e il vapore si sparge nella stanza.
Tra i sintomi di un’intossicazione da acqua contaminata da Legionella ci sono febbre, mal di testa, mialgie e polmoniti, con i sintomi più gravi che colpiscono spesso gli anziani, i fumatori e le persone con patologie croniche.
Alla comparsa dei sintomi è necessario recarsi subito dal proprio medico, oppure presso un pronto soccorso, in quanto la cura della legionellosi richiede un trattamento a base di antibiotici. Per la prevenzione della legionellosi è importante seguire alcuni accorgimenti:
- Far scorrere l’acqua del rubinetto quando non si utilizza spesso;
- Pulire regolarmente i rompigetto dei rubinetti, i soffioni delle docce e i serbatoi di accumulo dell’acqua calda, assicurando una buona manutenzione degli impianti idrici domestici e quelli comuni dell’edificio;
- Mantenere una temperatura corretta dell’acqua, inferiore a 20°C per quella fredda e superiore a 50°C per quella calda.
È importante ricordare che l’acqua del rubinetto è perfettamente sicura e sottoposta a rigidi controlli da parte dei fornitori e delle autorità competenti.
Tuttavia, la Legionella potrebbe proliferare a causa di una scarsa manutenzione degli impianti idrici dell’edificio, perciò è fondamentale non sottovalutare gli interventi periodici di pulizia e manutenzione che mantengono tubi, serbatoi e altri componenti sicuri ed efficienti.
L’importanza di bere acqua di qualità per evitare intossicazioni e avvelenamenti
Ovviamente, è sempre indispensabile bere accertandosi della potabilità dell'acqua. Con il termine intossicazione da acqua, infatti, ci si può riferire anche all’avvelenamento da acqua contaminata e/o non potabile. In genere ci si riferisce a intossicazioni da acqua contaminata da batteri o altri microrganismi e a situazioni particolari, come per esempio bere da un ruscello senza accertarsi che l’acqua sia potabile.
Inoltre, anche l’acqua in bottiglia può essere causa di intossicazioni se non si presta attenzione a come viene gestita, per esempio se mal conservata. L’intossicazione da acqua dovuta ai microrganismi presenta sintomi differenti in base al tipo di batterio, tuttavia, in genere, si manifesta con una serie di disturbi e malesseri come vomito, diarrea, debolezza e anche febbre. In tali situazioni è essenziali rivolgersi al medico o al pronto soccorso per intervenire al più presto con la cura adatta.
A seconda della causa dell'intossicazione da acqua potrebbero essere attivate le procedure per coinvolgere le autorità competenti e intervenire sulla contaminazione, per esempio in caso di intossicazione dopo il consumo di acqua in bottiglia o di rubinetto. Ad oggi, però, l’intossicazione da acqua del rubinetto rappresenta un evento rarissimo, grazie all’adozione di sistemi di controllo ad alta efficienza da parte di tutti i gestori dell’acquedotto.
Metodi come il Water Safety Control seguito da Gruppo CAP, infatti, riducono il rischio al minimo, in quanto si basano proprio sulla prevenzione e monitoraggio del rischio microbiologico e di altre tipologie di rischi per tutelare la salute umana. Quindi, per evitare l’intossicazione da acqua contaminata è bene evitare di bere da fonti non sicure, come ruscelli o fontanelle quando si passeggia in montagna.
L'acqua è vitale per la tua salute ma non bisogna mai esagerare: anche bere troppo fa male e rappresenta una delle cause di iponatriemia. Dunque, se non hai sete e la tua urina è di colore giallo pallido non sovraccaricarti, stai già bevendo la quantità di acqua di cui hai bisogno!