L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è il piano d’azione delle Nazioni Unite per il pianeta, le persone e la prosperità economica. Il programma, sottoscritto nel 2015 da 193 paesi, comprende 19 obiettivi di sviluppo sostenibile da raggiungere entro il 2030, tra cui uno dei punti più importanti è l’obiettivo 6 dell’Agenda 2030.

Tra i 19 obiettivi di sviluppo sostenibile, in inglese Sustainable Development Goals o SDG, il Goal 6 dell’Agenda 2030 è denominato “Acqua pulita e servizi igienico-sanitari”, la cui finalità è garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie. Nell’Agenda 2030 l’obiettivo 6 è considerato uno dei punti strategici del programma dell’ONU, il cui ruolo è centrale nel programma di sviluppo sostenibile.

L’SDG 6 rappresenta infatti la strategia dell’Agenda 2030 per l’acqua, in particolare nell’assicurare la massima accessibilità di questa risorse essenziale per la vita e l’economia a tutta la popolazione mondiale. Scopriamo cosa stabilisce esattamente l’obiettivo 6 del piano d’azione delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, per capire cosa devono fare i governi e cosa può fare ognuno di noi per contribuire a questo target fondamentale.

Cosa prevede l’obiettivo 6 dell’Agenda 2030?

La strategia per l’acqua pulita e l’igiene di Agenda 2030 mira a rendere accessibile a tutti l’acqua potabile e i servizi igienico-sanitari. D’altronde, se nei paesi occidentali questi standard sono dati per scontati, in molti paesi del mondo l’accesso a questi servizi è limitato a una piccola parte della popolazione.

Secondo le Nazioni Unite, ci sono 663 milioni di persone senza acqua potabile nel mondo, mentre 1,6 miliardi di persone hanno a disposizione soltanto fonti di acqua potabile inquinate da deiezioni. Sempre in merito all’acqua pulita e igiene, l’ONU indica come il 40% della popolazione globale soffra la scarsità idrica, con 1,7 miliardi di persone che vivono in zone con un sovrasfruttamento delle risorse idriche che supera la capacità di rigenerazione.

Allo stesso modo, 2,4 miliardi di persone non dispongono di servizi igienico-sanitari di base, come wc e latrine, mentre circa 100 bambini ogni giorno muoiono per patologie causate dal consumo di acqua contaminata e dall’igiene precaria. Inoltre, oltre l’80% delle acque di scarto delle attività umane è smaltito senza un adeguato trattamento, finendo direttamente in mari e fiumi causando un danno ambientale enorme.

L’acqua non solo è distribuita in modo disomogeneo sulla Terra, con paesi in cui è abbondante e altri dove è una risorsa scarsa e di difficile accesso, ma viene anche sprecata e utilizzata spesso in modo non responsabile. Basti pensare che secondo le Nazioni Unite il 70% dell’acqua potabile, prelevata da acquedotti, fiumi e laghi, è impiegata per l’irrigazione dei campi mentre milioni di persone soffrono le conseguenze della disidratazione.

Secondo l’ONU, entro il 2050 il 25% della popolazione mondiale potrebbe essere colpito da carenze d’acqua potabile, una situazione che colpisce soprattutto i paesi più poveri e causa una maggiore insicurezza alimentare, la riduzione dei mezzi di sostentamento e la diminuzione delle opportunità di istruzione e lavoro.

Per far fronte a questo contesto preoccupante, l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite ha definito 8 target per l’obiettivo 6 da raggiungere entro il 2030:

  • Assicurare l’accesso all’acqua potabile sicura ed economicamente sostenibile per tutta la popolazione globale, in modo equo e universale;
  • Garantire a tutti l’accesso a sistemi igienici e sanitari equi e adeguati, eliminando la defecazione all’aperto e dedicando la massima attenzione nei confronti delle persone vulnerabili, in special modo bambini e donne;
  • Aumentare la qualità dell’acqua tramite una serie di misure come la chiusura delle discariche, la diminuzione dell’inquinamento idrico e l’immissione nell’ambiente di scorie nocive e prodotti chimici pericolosi, incrementando il riciclo dei rifiuti e il loro riutilizzo secondo i principi dell’economia circolare e riducendo della metà le acque reflue non trattate;
  • Incrementare in modo significativo l’efficienza nella gestione dell’acqua in tutti i settori, assicurando al contempo forniture sostenibili di acqua potabile, per diminuire il problema della carenza idrica e il numero di persone che ne sono colpite;
  • Adottare un modello di gestione integrata delle risorse idriche, anche attraverso la collaborazione e la cooperazione internazionale tra i paesi;
  • Tutelare gli ecosistemi idrici e risanare quelli contaminati e compromessi, inclusi gli ambienti forestali, montani, paludosi e le riserve idriche di fiumi, laghi e falde acquifere;
  • Aumentare la cooperazione internazionale e il sostegno dei progetti inerenti all’acqua potabile e i servizi igienico-sanitari nei paesi in via di sviluppo, in particolare gli interventi di desalinizzazione dell’acqua marina, di incremento dell’efficienza idrica, raccolta dell’acqua, trattamento delle acque reflue e riciclaggio;
  • Incentivare l’inclusione delle comunità locali nell’efficientamento della gestione delle risorse idriche e degli impianti sanitari, rafforzandone la partecipazione e sostenendone la contribuzione attiva.
l'obiettivo 6 agenda 2030

Cosa possiamo fare per l’obiettivo 6?

L’accesso all’acqua è definito come un diritto inalienabile dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, eppure ancora oggi questa risorsa non è disponibile per tutta la popolazione del mondo. Al contrario, se in alcuni paesi poveri milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile, in molti paesi ricchi una parte considerevole dell’acqua idonea al consumo umano viene sprecata.

Secondo l’Istat, in Italia il 40% dell’acqua potabile è sprecato a causa dei problemi della rete idrica, con l’inutilizzo di 3,5 miliardi di metri cubi l’anno di acqua potabile. A livello globale, soltanto considerando uno spreco alimentare di 1,3 tonnellate di cibo l’anno stimato dalla FAO, si sprecano 250.000 metri cubi di acqua ogni anno.

Anche il consumo d’acqua non è uniforme ma mostra disuguaglianze significative. Per esempio, mentre in Italia l’Istat indica un consumo pro capite annuo di 215 litri d’acqua, agli estremi si arriva ai 420 litri al giorno a testa negli Stati Uniti, fino ai 10 litri a persona in Madagascar. È evidente come distribuzione e consumo d’acqua nel mondo siano profondamente diseguali, motivo per il quale è fondamentale che ognuno contribuisca all’obiettivo 6 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Ecco alcune buone abitudini che possono aiutare a risparmiare acqua, riducendo l’impronta idrica per diminuire gli sprechi, tutelare le riserve d’acqua dolce e favorire un maggiore accesso a questa risorsa fondamentale per la vita e lo sviluppo sostenibile:

  • Mantenersi informati per essere consapevoli della situazione locale, nazionale e negli altri paesi in merito all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari;
  • Contribuire in modo attivo alla protezione delle risorse idriche di tutto il Pianeta, per esempio facendo pressione sui politici affinché promuovano iniziative efficaci, sostenendo le associazioni che si occupano di tutela ambientale e supportando i progetti legati all’implementazione del Goal 6 di Agenda 2030;
  • Sensibilizzare gli altri sui problemi delle persone che non hanno accesso all’acqua potabile e a servizi igienico-sanitari adeguati, aumentando la partecipazione della società alle tematiche ambientali e sociali collegate all’SDG 6;
  • Ridurre gli sprechi idrici, adottando comportamenti virtuosi come preferire la doccia al bagno, chiudere l’acqua del rubinetto mentre si spazzolano i denti e riparare subito eventuali perdite, anche se minime;
  • Acquistare elettrodomestici a risparmio idrico, scegliendo macchine in grado di fornire le stesse prestazioni a fronte di un minore consumo d’acqua;
  • Diminuire la quantità di rifiuti generati che possono contaminare mari, fiumi, laghi e falde acquifere, attraverso il riciclo, il riuso, la riparazione e la riduzione dei materiali plastici;
  • Valorizzare modelli di agricoltura sostenibile, come le coltivazioni biologiche, per ridurre la contaminazione dell’acqua da prodotti chimici pericolosi come fertilizzanti, concimi e pesticidi;
  • Preferire il consumo di acqua del rubinetto all’acqua in bottiglia, per sostenere un accesso all’acqua di qualità democratico, equo ed economico diminuendo al contempo i rifiuti plastici;
  • Diminuire il consumo di carne rossa, per limitare il consumo idrico elevato degli animali di taglia grande, optando per un maggiore consumo di alimenti di origine vegetale;
  • Supportare la solidarietà transfrontaliera, chiedendo ai rappresentanti politici di sostenere i paesi in via di sviluppo nel miglioramento dei servizi igienico-sanitari e nell’accesso all’acqua potabile;
  • Sostenere i progetti di riqualificazione della rete idrica, per incentivare una gestione più efficiente delle infrastrutture e ridurre gli sprechi d’acqua.

L’accesso all’acqua potabile di qualità e ai servizi igienico-sanitari è un diritto di tutta la popolazione, un requisito fondamentale per lo sviluppo sostenibile e un obiettivo che deve essere condiviso e richiede la partecipazione di tutti.