Negli ultimi anni il recupero dell’acqua piovana è diventato una priorità per una progettazione davvero sostenibile delle abitazioni.
Le acque meteoriche, infatti, rappresentano una risorsa preziosa e utile per ridurre il consumo idrico, specialmente in estate, quando in molte zone bisogna affrontare una lunga siccità – senza contare che l’Italia è uno dei paesi con il più alto consumo di acqua al mondo e un livello elevato di sprechi idrici.
In particolare l’acqua piovana può essere utilizzata in casa per lo scarico del WC, per la pulizia dell’abitazione, per la lavatrice e per l’irrigazione delle piante, del giardino e dell’orto, diminuendo il fabbisogno idrico e contribuendo a contrastare lo stress idrico.
Tuttavia è necessario dotarsi di un impianto per recuperare e trattare l’acqua piovana, una soluzione contemplata dai principi della bioedilizia e regolata dalle normative italiane ed europee vigenti in materia.
Come raccogliere acqua piovana in casa
Un sistema per raccogliere acqua piovana permette di convogliare le acque meteoriche in un apposito serbatoio, affinché vengano sottoposte a un trattamento di depurazione e stoccate in attesa del loro riciclo e riutilizzo.
Il primo elemento di questo impianto è il sistema di raccolta dell’acqua piovana, il cui compito è intercettare, convogliare e trasportare l’acqua di prima pioggia in un apposito condotto di drenaggio.
Solitamente in casa si utilizza il tetto come superficie per captare l’acqua piovana, soprattutto nelle abitazioni dotate di una copertura spiovente e sufficientemente ampia. Il sistema di convoglio, invece, è costituito in genere dai canali di gronda, i quali portano l’acqua meteorica verso l’impianto di raccolta vero e proprio.
Prima che l’acqua piovana arrivi al serbatoio di stoccaggio viene sottoposta a un primo filtraggio, per rimuovere i residui più grandi e grossolani ed evitare ostruzioni dei condotti.
Dopodiché l’acqua piovana filtrata viene convogliata nel serbatoio di accumulo, un contenitore dove, oltre a raccogliere l’acqua delle piogge precedentemente filtrata avviene un secondo trattamento, con la separazione dell’acqua da altri residui e sporcizia prima che venga utilizzata.
Successivamente una pompa idraulica preleva e distribuisce in rete l’acqua piovana trattata, mentre un filtro galleggiante permette di captare sempre l’acqua dalla superficie per garantire una maggiore qualità della risorsa idrica riciclata dall’acqua meteorica.
Naturalmente è possibile rivolgersi a un’azienda specializzata per la progettazione e l’installazione di un impianto per il recupero e riutilizzo dell’acqua piovana, mentre alcune nuove costruzioni realizzate secondo i principi della bioedilizia vengono dotate subito di tale sistema.
Tuttavia, poiché questi impianti hanno un costo e richiedono un investimento anche consistente, è opportuno effettuare un’analisi preliminare di fattibilità per stimare la spesa da sostenere e il possibile rendimento.
In particolar modo il sistema va progettato nel rispetto della norma UNI/TS 11445:2012 “Impianti per la raccolta e utilizzo dell’acqua piovana per usi diversi dal consumo umano”. Inoltre, bisogna dimensionare correttamente l’impianto in base all’apporto di acqua piovana previsto e al fabbisogno di acqua, assicurandosi che il sistema sia non solo economicamente sostenibile ma anche efficiente.
I sistemi di recupero dell’acqua piovana
A questo punto vediamo più nel dettaglio tutti gli elementi principali di un impianto di raccolta dell’acqua piovana per uso domestico, ossia:
- Filtri;
- Condotte;
- Serbatoio di raccolta;
- Pompa;
- Integrazione con l’impianto idrico;
- Scarico di sicurezza.
Innanzitutto è fondamentale che il sistema sia dotato di filtri per purificare l’acqua da detriti e residui, componenti che possono essere installati sul pluviale oppure in un’apposita centralina di filtraggio negli impianti più complessi.
Sul mercato esistono diversi prodotti di questo genere, tra cui i filtri anti-foglie più semplici ed economici, i filtri autopulenti dotati di filtri in acciaio e rubinetto di scarico e i filtri non autopulenti. È molto utile e importante installare anche un filtro troppo pieno, un dispositivo che consente all’acqua di defluire all’esterno quando il serbatoio è già pieno.
Il sistema di recupero dell’acqua piovana deve avere anche delle tubazioni in ferro zincato, polietilene, polipropilene o pvc, scegliendo l’opzione più adatta in base al budget a disposizione. Per raccogliere l’acqua piovana filtrata, invece, è possibile installare un serbatoio interrato, interno o esterno, con la possibilità di trovare contenitori di varie forme (quella più diffusa è la forma cilindrica), materiali (polietilene ad alta densità, cemento o acciaio) e capienza (da 200 a 10.000 litri).
In caso di serbatoio interrato i sistemi di raccolta dell’acqua piovana vanno dotati inoltre di una pompa per prelevare l’acqua dal serbatoio e immetterla nella rete idrica domestica, mentre gli impianti con serbatoio esterno possono sfruttare la gravità e usare un semplice rubinetto per il riutilizzo dell’acqua.
A questo punto è necessario installare anche un altro dispositivo di troppo pieno, indispensabile per prevenire traboccamenti e altri inconvenienti; quindi, non resta che effettuare la connessione con la rete di condotte idriche dell’abitazione.
Come riciclare l’acqua piovana
Il riciclo dell’acqua piovana in casa può avvenire in diverse modalità. Per esempio, è possibile installare un sistema più efficiente e complesso con un serbatoio interrato, per coprire fino al 50% del fabbisogno idrico domestico e utilizzare l’acqua piovana filtrata anche per usi sanitari.
In alternativa si può comunque installare un piccolo raccoglitore d’acqua piovana per irrigare il giardino in maniera sostenibile, affrontando una spesa contenuta per ridurre il consumo di acqua potabile e preservare questa risorsa preziosa.
Per quanto riguarda gli aspetti normativi, la legge di riferimento in Italia è il D.Lgs. 152/06, mentre la progettazione è soggetta a una serie di norme internazionali come la UNI/TS 11445:2012, la UNI 10724:2004 e la UNI EN 120563:2001. Nel dettaglio la legge italiana prevede che “la raccolta di acque piovane in invasi e cisterne al servizio di fondi agricoli o di singoli edifici ad uso civile o industriale è libera e non richiede licenza o concessione di derivazione d’acqua, pur rimanendo la realizzazione dei relativi manufatti regolata dalle leggi in materia di edilizia, di costruzioni delle zone sismiche, di dighe e sbarramenti ed a altre leggi speciali”.
In particolare la raccolta e l’uso di acqua piovana all’esterno della casa è libera e non richiede autorizzazioni specifiche né il rispetto di norme dedicate, per esempio quando si sceglie di utilizzare l’acqua meteorica per innaffiare le piante dell’orto o del giardino.
Al contrario la raccolta e l’uso di acqua piovana all’interno dell’abitazione prevede determinati requisiti, tra cui l’impiego di sistemi conformi alle normative di riferimento. Inoltre bisogna verificare presso gli uffici competenti del proprio comune se è possibile realizzare l’impianto in edilizia libera, oppure se servono dei permessi e autorizzazioni.
Perché riciclare l’acqua piovana?
La disponibilità e la conservazione delle risorse idriche, assieme alla garanzia di acqua potabile per tutti, sono annoverati tra i 17 obiettivi promossi dall’ONU nell’ambito del progetto di Sviluppo Sostenibile che impegna tutti i Paesi del mondo. Risparmiare acqua e assicurarne la potabilità per tutti sono considerati obiettivi essenziali per rendere la vita dell’uomo e l’ambiente in cui vive sostenibili nel tempo.
La necessità di preservare le riserve idriche nasce anche dal fatto che gli sprechi di acqua, anche potabile, in Paesi dove le risorse sono abbondanti stanno raggiungendo livelli esagerati e l’Italia in Europa è in pole position. Un problema che si sta cercando di risolvere con azioni di risparmio, recupero e riciclo dell’acqua.
In particolare dall’analisi dei consumi idrici pro-capite si è evidenziato che solo il 50% dovrebbe essere potabile, oppure da bere o da utilizzare in cucina. In pratica, il 50% dell’acqua che consumiamo ogni giorno potrebbe essere di qualità inferiore rispetto a quella potabile.
Parliamo nello specifico dell’acqua sanitaria (usata nei bagni, nel WC e per l’igiene personale), di quella che usiamo per lavare pavimenti, abiti e stoviglie a mano o con lavastoviglie e lavatrice e di quella per l’irrigazione di piante, giardino e orto. In questa direzione si stanno promuovendo soluzioni per il riciclo dell’acqua piovana, sia a livello domestico che statale. L’acqua meteorica, infatti, ha il vantaggio di raggiungere i livelli di qualità necessari per tali utilizzi attraverso sistemi di riciclaggio accessibili a tutti, anche con il fai da te.
I vantaggi del riutilizzo dell’acqua piovana
L’acqua piovana è una risorsa oggi spesso sottovalutata. Il riciclo delle acque meteoriche per l’utilizzo privato, infatti, garantisce numerosi vantaggi:
- L’acqua piovana è priva di calcare e cloro, risultando quindi perfetta sia all’utilizzo irriguo che nelle lavatrici;
- L’acqua piovana non contiene residui di detergenti e non viene inclusa tra le acque di scarico;
- In alcuni periodi dell’anno l’acqua meteorica cade in abbondanza, un eccesso che diventa una risorsa di valore, soprattutto per evitare lo spreco di acqua potabile o di pozzo per irrigare l’orto, il giardino e le piante durante l’estate o in altri periodi di scarsità di piogge.
In un mondo ideale, se l’azione di recupero dell’acqua piovana fosse condivisa dalle famiglie in una via, in un quartiere, in un paese o in una città, il rischio idrogeologico potrebbe ridursi notevolmente nelle zone più a rischio. Si tratta di un chiaro esempio di come l’unione fa la forza, specialmente nella gestione di una risorsa così importante e preziosa come l’acqua.
Abbiamo visto i vantaggi del riciclo dell’acqua piovana e come tornare a vecchie abitudini potrebbe rappresentare un vantaggio per il singolo che, allargato a molti, si potrebbe tradurre in un aumento della sostenibilità dell’utilizzo dell’acqua nel tempo, in Italia e nel mondo!