La captazione rappresenta la prima fase del cosiddetto ciclo integrato, ovvero quell'insieme di processi che, includendo anche la potabilizzazione, la distribuzione e la depurazione, permettono all'uomo di disporre quotidianamente di acqua potabile di qualità.

In particolare, la fase di captazione contempla procedure diverse in base all'ubicazione della risorsa idrica: scopriamo nel dettaglio di cosa si tratta e come si effettua al variare delle fonti di approvvigionamento.

Captazione dell’acqua: scopriamo il significato

Con “captazione dell'acqua” si fa riferimento a quel processo che permette di prelevare l'acqua da una fonte naturale per convogliarla, tramite una serie di attività successive, verso una rete idrica di distribuzione. 

L'iter, che si avvale di un'opera di captazione – o opera di presa – costituisce, assieme agli impianti di trasporto, stoccaggio e distribuzione, quell'articolato sistema di opere idrauliche che concorrono a formare un acquedotto.

Captazione dell’acqua: a cosa serve?

La captazione permette quindi di prendere l'acqua dal suo elemento naturale per canalizzarla verso il settore domestico, agricolo o industriale, eventualmente dopo il passaggio attraverso opportuni impianti di trattamento. Senza le opere che concorrono a questo processo, l'acqua non potrebbe entrare a far parte della filiera di distribuzione e a soddisfare il normale fabbisogno idrico degli esseri umani. 

Naturalmente, per ridurre l'incidenza dell'impatto umano sulla qualità della fonte idrica, la normativa disciplina un processo di tutela dei cosiddetti punti di captazione. Il Decreto Legislativo 23 febbraio 2023, n. 18, inerente la qualità delle acque destinate al consumo umano, identifica in particolare due aree adibite alla protezione, ovvero la cosiddetta zona di tutela assoluta, un'area di 10 metri di raggio, immediatamente prossima alla zona di captazione, che deve essere completamente protetta e riservata esclusivamente alle opere di prelievo, e la zona di rispetto, un'area immediatamente esterna alla zona di tutela, che può essere ristretta o allargata in funzione dei livelli di vulnerabilità della fonte stessa. 

La zona di rispetto è caratterizzata da una serie di vincoli sulla destinazione d'uso atti a preservare la risorsa idrica sia dal punto di vista qualitativo che dal punto di vista quantitativo. 

Nello specifico, in quest'area è vietata:

  • La dispersione di acque reflue;
  • L'accumulo o l'utilizzo di concimi o pesticidi;
  • La dispersione di acque meteoriche provenienti da contesti urbani;
  • L'apertura di cave o pozzi non connessi alle opere di captazione;
  • L'inserimento di opere per la gestione dei rifiuti;
  • Lo stoccaggio di sostanze radioattive;
  • L'ubicazione di aree cimiteriali;
  • Il pascolo o la stabulazione di bestiame, che tuttavia è regolato da una serie di parametri sanciti dalla normativa.

Le diverse forme di captazione dell’acqua

Al variare dell'ubicazione della risorsa idrica, si ricorre a diverse forme di captazione:

  • La captazione da sorgente;
  • La captazione da falde;
  • La captazione di acque superficiali correnti o stagnanti, cioè i fiumi o i laghi;
  • La captazione di acque meteoriche.

Ognuno di questi processi, per questioni di natura tecnica o di tipo geomorfologica, richiede la costruzione di opere idrauliche specifiche

Conoscere come avviene la captazione delle acque aiuta ad avere un'idea dei processi e delle opere che permettono a questa risorsa di sgorgare dai nostri rubinetti e a percepirne il valore sotto una luce tutta nuova.

Captazione dell’acqua da sorgente 

Una sorgente è un ritorno naturale in superficie dell'acqua contenuta in una falda. Per la captazione di acqua da sorgente, l'opera di presa deve essere ubicata in corrispondenza del punto di affioramento naturale della sorgiva, in parte per minimizzare l'impatto dell'opera sull'ambiente, in parte per evitare l'incremento del flusso d'acqua derivante da un posizionamento dell'opera a una quota inferiore, da cui potrebbe determinarsi un rapido esaurimento della fonte. 

La prima fase della captazione di acqua sorgiva consiste nell'escavazione di un cunicolo nella roccia: un'operazione che deve essere eseguita con tutti i necessari accorgimenti per evitare di compromettere l'uniformità dello strato che contiene l'acqua. Il cunicolo così ottenuto ha il compito di convogliare le acque verso il bottino di presa, un'infrastruttura che contiene diverse opere idrauliche adoperate per prelievo dell'acqua dalla fonte. 

Difatti, nel bottino di presa, il fluido captato viene fatto confluire inizialmente verso la cosiddetta vasca di sedimentazione, nella quale avviene il deposito delle piccole particelle di roccia contenute nell'acqua, e successivamente verso la vasca di misura, essenziale per stimare la portata dell'acqua prelevata. Il processo di captazione da sorgente si conclude nella cosiddetta vasca di presa, da dove l'acqua viene convogliata, tramite un'apposita condotta, verso la linea di adduzione finale.

Captazione dell’acqua di falda

La captazione dell'acqua di falda è un processo che permette di estrarre l'acqua contenuta in una fonte di approvvigionamento idrico naturalmente ubicata in un'area più o meno profonda nel sottosuolo

Se l'acquifero si trova in uno strato ad elevate profondità, come nel caso delle falde artesiane, la captazione è condotta prevalentemente tramite pozzi, i quali, penetrando nella falda con una superficie adeguatamente finestrata, favoriscono il passaggio dell'acqua e la successiva fase di prelievo. Nel caso in cui i livelli di pressione presenti nella falda siano sufficientemente alti, l'acqua può risalire lungo il pozzo e in alcuni casi affiorare naturalmente senza ricorrere a opere di sollevamento specifiche. Al contrario, qualora questo non accada, bisogna ricorrere all'installazione di appositi sistemi di pompaggio, che permettono di convogliare l'acqua a una quota superiore, fino alla condotta di adduzione. 

In presenza di falde freatiche superficiali, la captazione può avvenire invece attraverso trincee o gallerie filtranti, le prime a cielo aperto le seconde scavate all'interno del terreno. Le gallerie sono affiancate esternamente, in prossimità dei lati a contatto con l'acquifero, da uno o due piedritti composti da materiale filtrante, atti all'emungimento dell'acqua dalla falda e alla sua immediata canalizzazione, tramite apposite feritoie presenti sulle superfici laterali della condotta, all'interno del tracciato. All'estremità del percorso, viene infine collocata una vasca detta pozzo, nella quale l'acqua viene raccolta e convogliata, tramite un sistema di pompe, verso le opere di adduzione sovrastanti.

Captazione delle acque superficiali 

Per fiumi e laghi, la captazione dell'acqua avviene in modo differente: nei primi, per piccole portate, si procede con soluzioni di pompaggio mentre, per portate più ampie, si ricorre all'inserimento di una traversa, una sorta di sbarramento che viene collegato alle relative opere di captazione per la canalizzazione delle acque. Nei secondi si utilizzano invece apposite torri di presa, dotate di aperture manovrabili a diversa profondità, per tenere conto della variazione del livello dell'acqua.

Captazione dell’acqua piovana 

La captazione dell'acqua piovana è tra quelle attività che oggi potrebbero contribuire a far fronte alle crisi idriche che periodicamente interessano il nostro territorio. È bene precisare però che l'acqua proveniente dalle precipitazioni non può essere destinata al consumo umano, in quanto, sebbene derivi da vapore acqueo completamente puro, nella sua discesa entra in contatto con una serie di sostanze che potrebbero essere dannose per l'organismo. 

Inoltre, è priva dei sali minerali presenti invece nell'acqua potabile, di conseguenza, anche qualora venga sottoposta a un trattamento di purificazione, non può essere considerata idonea al consumo umano

Tuttavia, l'acqua piovana, opportunamente raccolta e depurata, è una risorsa che può essere utilizzata in moltissime attività. Oggi esistono infatti impianti di captazione acqua piovana per uso agricolo, civile e industriale che prevedono la captazione dell'acqua piovana dalle superfici dei tetti e delle coperture di raccolta, la sua successiva filtrazione tramite sistemi di filtraggio specifici e il suo convoglio verso appositi serbatoi di accumulo, dove viene stoccata fino al momento dell'utilizzo. 

Se adeguatamente recuperata, l'acqua piovana può essere impiegata per alimentare le cassette del wc, per i normali processi di lavaggio industriale e per l'irrigazione di orti o giardini. Si tratta infatti di una risorsa che può contribuire a far fronte a numerosissime carenze, limitando il ricorso all'acqua potabile e preservando efficacemente le fonti a nostra disposizione.