L’acqua è un elemento fondamentale per la vita umana, infatti il nostro stesso corpo è composto per circa il 70% da molecole d’acqua. Eppure, nel mondo esistono delle persone allergiche all’acqua, colpite da rarissime patologie che comportano una risposta allergica che avviene per contatto.

Ad oggi sono stati documentati ufficialmente soltanto un centinaio di casi a livello globale, sufficienti però per affermare che esiste l’allergia all’acqua e rappresenta un problema reale per alcune persone. Ecco tutto quello che c’è da sapere a riguardo secondo la scienza medica.

I sintomi dell’allergia all’acqua

Secondo il dottor Giovanni Paoletti, immunologo e allergologo clinico di Humanitas, pochissime persone al mondo presentano sintomi di allergia all’acqua sulla pelle. 

In particolare, si tratta di una condizione conosciuta come orticaria acquagenica, una forma molto rara di orticaria scatenata ogni qual volta l’epidermide entra in contatto con l’acqua di qualsiasi tipo, dolce, salata o perfino distillata.

I principali sintomi sono:

  • Prurito della pelle;
  • Arrossamento della cute;
  • Comparsa di pomfi (lesioni solide e pruriginose dell’epidermide simili a delle punture di zanzara).

In genere, la comparsa dei sintomi avviene in modo piuttosto rapido, infatti gli effetti appaiono entro circa 30 minuti dopo il contatto della pelle con l’acqua. Questa reazione non è determinata dalla temperatura o dal pH dell’acqua, infatti i fattori termici e la maggiore acidità o basicità dell’acqua non sono condizioni scatenanti dell’orticaria acquagenica.

Non si tratta quindi di allergia all’acqua fredda o calda, ma di risposta fisiologica alla semplice esposizione con le molecole d’acqua, ovvero idrogeno e ossigeno (H2O). Esiste invece l’orticaria da freddo, una patologia che causa una reazione cutanea in seguito all’esposizione della pelle alle basse temperature, con la comparsa di sintomi come macchie rossastre e pomfi che provocano prurito.

In base ai dati disponibili oggi, l’allergia all’acqua colpisce maggiormente le donne, manifestandosi di norma già nella pubertà. Le cause precise non sono ancora note o conclamate, tuttavia viene riportata una certa relazione di familiarità dell’orticaria acquagenica, patologia che in molti casi colpisce persone appartenenti alla stessa famiglia ma di generazioni diverse.

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Come lavarsi con l’allergia all’acqua

Essendo l’orticaria acquagenica una reazione cutanea al contatto con l’acqua, questa patologia comporta una serie di pesanti limitazioni nella quotidianità. Ciò include tutta una serie di pratiche di igiene personale, come farsi la doccia o lavarsi le mani. 

Le persone affette da questa condizione devono affrontare molti altri ostacoli, in quanto, come riportato da chi soffre di tale disturbo, anche il pianto, il sudore e l’esposizione alla pioggia possono scatenare i sintomi dell’orticaria acquagenica.

Ad ogni modo, la prima difficoltà con cui confrontarsi è capire come si lavano le persone allergiche all’acqua, sebbene non esista una soluzione univoca. Ovviamente, è indispensabile utilizzare l’acqua per l’igiene personale, perciò è inevitabile la comparsa di pomfi, arrossamenti e prurito dopo che la pelle viene a contatto con l’acqua della doccia o del rubinetto del lavandino.

Gli esperti consigliano innanzitutto di ridurre l’esposizione all’acqua il più possibile, perciò bisogna diminuire la frequenza delle docce e la durata di contatto dell’acqua sulla pelle, ad esempio insaponandosi velocemente con l’acqua chiusa e senza bagnare la pelle prima di insaponarla. 

Dopodiché, è importante asciugare rapidamente la cute bagnata, evitando di sfregare l’asciugamano sul tessuto epidermico per non peggiorare i sintomi dell’orticaria acquagenica, mentre bisogna tamponare la pelle con delicatezza il prima possibile.

In generale, è opportuno ridurre al minimo il contatto con l’acqua, una condizione che non consente di prendersi cura della propria igiene personale in modo normale e ottimale. Si tratta infatti di una patologia molto stressante da gestire, tenendo conto che può manifestarsi già a partire dai 5 anni d’età e peggiorare con l’invecchiamento, costringendo la persona colpita da orticaria acquagenica a una serie di pesanti limitazioni nella quotidianità.

La cura per l'intolleranza all’acqua

Al momento non esiste una cura all’allergia all’acqua, inoltre perfino la sua diagnosi è particolarmente complessa da effettuare. Naturalmente, la ricerca medico-scientifica propone alcuni trattamenti farmacologici per chi è affetto da orticaria acquagenica, tuttavia non è ancora disponibile una terapia specifica ed è spesso necessario intervenire attraverso un mix di farmaci utilizzati per la cura di altre patologie.

Le stesse cause dell’allergia all’acqua sono tuttora oggetto di studio, ad ogni modo la teoria più probabile e condivisa indica una possibile correlazione tra l’acqua e il sebo della pelle, ovvero la sostanza rilasciata dalle ghiandole sebacee dell’epidermide. In seguito al contatto della cute con l’acqua, questa interazione potrebbe causare la formazione di una sostanza che attiva i mastociti, cellule che mettono in funzione il sistema immunitario e favoriscono la produzione di istamina.

Sarebbe proprio l’istamina la principale responsabile dei sintomi dell’orticaria acquagenica, tuttavia nella maggior parte dei casi le manifestazioni cutanee scompaiono dopo circa 30-60 minuti dalla loro comparsa

Per sapere cosa fare con l’allergia all’acqua, bisogna innanzitutto recarsi da un dermatologo o un allergologo all’apparizione dei primi sintomi, per sottoporsi a una visita specialistica completa e approfondita.

Lo specialista dovrà escludere tutte le altre possibili patologie, prima di essere in grado di realizzare una diagnosi corretta e proporre delle terapie efficaci. Di solito, in queste circostanze si utilizzano dei farmaci che alleviano i sintomi cutanei, soprattutto antistaminici, adoperati per il trattamento di altre patologie allergiche. 

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Le ultime ricerche scientifiche sulle terapie per l’orticaria acquagenica

I ricercatori continuano a lavorare per mettere a punto delle terapie più efficaci per l’orticaria acquagenica, studiando delle soluzioni che possano superare l’utilizzo degli antistaminici. 

Una strada è quella intrapresa dai medici dell’ECARF, l’European Centre for Allergy Research Foundation con sede in Germania. Dal 2008, i ricercatori studiano l’interazione degli IgE (immunoglobuline E) con l’orticaria acquagenica, anticorpi responsabili di una serie di reazioni allergiche come quella ai gatti e al polline.

Questi anticorpi sembrano avere una certa interazione anche con l’allergia all’acqua, evidenza emersa in alcune persone con orticaria acquagenica nelle quali non erano state riscontrate alterazioni significative di istamina. I medici hanno quindi iniziato a sperimentare alcuni anticorpi tra cui l’omalizumab, utilizzato nel trattamento di alcune patologie come l’asma allergica, ottenendo un riscontro positivo anche nelle terapie per l’orticaria acquagenica.

L’adozione ufficiale di questo farmaco per il trattamento dell’allergia all’acqua, però, ha incontrato finora una serie di problematiche legate alla difficoltà di realizzare studi clinici su larga scala, oltre alle barriere economiche dovute agli ingenti investimenti che servirebbero per testare un medicinale rivolto a un numero così ristretto di persone. Rimane comunque un farmaco efficace per il trattamento dei sintomi dell’orticaria acquagenica, una patologia sulla quale sono necessari ancora molti studi e ricerche.

Allergia all’acqua: cosa bere per alimentarsi

L’orticaria acquagenica non è un’allergia all’acqua da bere, quindi le persone affette da questa patologia possono idratarsi naturalmente e bere senza problemi l’acqua potabile. Non si tratta infatti di una risposta allergica all’elemento chimico in sé dell’acqua, poiché bere acqua non comporta alcuna manifestazione di sintomi, ad eccezione dell’acqua che può scorrere dalla bocca e bagnare la pelle circostante causando delle reazioni cutanee.

Il meccanismo fisiopatologico dell’orticaria acquagenica è ristretto all’esposizione della cute all’acqua, innescandosi soltanto quando avviene un contatto tra l’acqua e l’epidermide. Questo aspetto permette di bere senza restrizioni, benché l’avversione nei confronti dell’acqua sviluppata dalle persone che soffrono di tale malattia possa portare a una condizione di forte stress psicologico e accentuare condizioni di disidratazione.