L’allergia all’acqua (orticaria acquagenica) è una reazione cutanea che si verifica in seguito al contatto della pelle con qualsiasi tipo di acqua.
È una condizione dermatologica estremamente rara e ancora poco conosciuta, infatti è nota e studiata soltanto dagli anni ‘60 e si stima che esistano solo pochi casi riconosciuti in tutto il mondo.
Nonostante la rarità, nella maggior parte dei casi questa forma di orticaria presenta sintomi poco impattanti, con la possibilità di tenerla sotto controllo usando i farmaci giusti. Tuttavia, un soggetto allergico all’acqua deve seguire numerose accortezze e una terapia specifica rivolgendosi necessariamente a uno specialista, in quanto si tratta di un problema complesso da gestire nella quotidianità.
Cos’è l’allergia all’acqua
Il primo caso a mettere in evidenza che si può essere allergici all’acqua risale al 1964 ed è stato documentato da Walter Brown Shelley, un rinomato medico americano che ha fornito importanti contributi nel campo della dermatologia.
In Italia se ne occupano diversi professionisti e istituzioni sanitarie, tra cui il professore e medico specializzato in dermatologia e oncologia Pietro Quaglino, direttore della Clinica dermatologica dell’Università di Torino, oppure il Servizio di Dermatologia Allergologica e Professionale dell’Unità Operativa di Dermatologia del Policlinico di Milano.
Secondo lo studio del 2020 “Aquagenic urticaria: Water, friend, or foe?” a cura di Arturo Robles-Tenorio, Victor Manuel Tarango-Martinez e Georgina Sierra-Silva, pubblicato sul National Library of Medicine, esistono circa 100 casi di orticaria acquagenica descritti nella letteratura medico-scientifica nel mondo (fonte: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7669369/).
Recentemente, l’orticaria acquagenica ha ottenuto visibilità grazie al racconto sui social di alcune persone che sarebbero affette da questa condizione, tra cui Tessa Hansen-Smith, venticinquenne di Fresno, in California, e Kimberlee Mills di Houston, in Texas, a cui è stata diagnostica l’allergia all’acqua all’età di 12 anni.
Le persone che soffrono di questa condizione subiscono una reazione cutanea dopo il contatto con l’acqua, a prescindere da fattori come la temperatura, la salsedine o il pH dell’acqua.
Al momento non sono certe le cause dell’orticaria acquagenica, ma sono state elaborate alcune teorie. Alcuni studiosi ritengono che l’allergia all’acqua sia provocata da un allergene o da una sostanza chimica presente nell’acqua, altri invece che la causa sia il rilascio di istamina per l’irritazione dei mastociti in seguito all’interazione tra l’acqua e la pelle.
La diagnosi dell’orticaria acquagenica viene eseguita da un medico attraverso un esame fisico, la revisione della storia clinica del paziente e un test di provocazione. Durante questa prova la persona viene messa a contatto con l’acqua per circa 20 minuti, ad esempio mediante l’applicazione di un panno umido sulla pelle, verificando lo sviluppo di una reazione cutanea. Bisogna inoltre escludere altri tipi di orticaria cronica, come l’orticaria solare, colinergica, da freddo, da calore locale o da pressione ritardata.
I sintomi dell’intolleranza all’acqua
Le persone affette da orticaria acquagenica sviluppano dei sintomi localizzati e temporanei, che si manifestano soltanto dopo il contatto delle molecole d’acqua con la pelle e interessano solo le zone cutanee che sono state esposte all’acqua. Solitamente i sintomi durano pochi minuti, ma in alcune circostanze possono permanere anche per alcune ore.
Questa condizione dermatologica comporta l’insorgenza di prurito e rash cutaneo, ovvero il cambiamento di aspetto e di colore della pelle che può manifestarsi con la comparsa di placchette ruvide, bollicine e uno sfogo rosso. In genere i sintomi si verificano solo quando la pelle è esposta all’acqua, per esempio dopo la doccia o in presenza di sudore sulla cute, dopodiché nella maggioranza dei casi spariscono da soli.
Al contrario, non sono stati documentati casi clinici di orticaria acquagenica con sintomatologia legata all’ingestione di acqua, quindi di norma è possibile bere acqua senza preoccupazioni.
In alcuni casi, però, potrebbero sorgere dei sintomi all’interno della bocca o sulle labbra. Alcune persone lamentano, inoltre, conseguenze anche dopo la normale idratazione con acqua, ma potrebbe trattarsi di una condizione dovuta allo stress psicologico sviluppato a causa della paura dell’acqua.
Allergia all’acqua: come lavarsi?
Chi soffre di orticaria acquagenica deve sottoporsi a una serie di prove allergiche e test dermatologici, affinché uno specialista possa confermare questa condizione e proporre una terapia adatta. Secondo il dottor Pietro Quaglino, i casi lievi possono essere trattati attraverso l’uso di cortisone o antistaminici, mentre i casi più gravi in cui il paziente sviluppa sintomi come asma o edemi alle labbra o agli occhi possono richiedere l’utilizzo di immunosoppressori.
I farmaci consentono di esporsi all’acqua prevenendo l’insorgenza di sintomi sulla pelle come escoriazioni, bolle e vesciche, per non essere costretti a rinunciare a lavarsi e mantenere una corretta igiene personale. Ad ogni modo, chi è allergico all’acqua deve adottare alcune precauzioni a prescindere dalla terapia seguita, ad esempio ridurre il tempo della doccia e lavarsi solo con saponi delicati, asciugando la pelle velocemente e in modo accurato dopo ogni esposizione all’acqua, anche in caso di pioggia, sudore o lacrimazione.
Cosa bere, quindi, in caso di allergia all’acqua? In genere i sintomi dell’orticaria acquagenica non si manifestano quando si beve, ma in alcuni casi rari l’ingestione di acqua potrebbe causare gonfiore alla gola e alla lingua. In queste situazioni è opportuno bere a piccoli sorsi usando una cannuccia per evitare il contatto dell’acqua con la mucosa orale, se necessario utilizzando bevande isotoniche, ma quasi sempre basta della normale acqua di rubinetto.
Secondo la dietista e nutrizionista Monica Germani, interpellata dal Corriere della Sera su questo argomento, per evitare la disidratazione è possibile integrare l’acqua di rubinetto con latte o bevande vegetali, ad esempio del latte vaccino, di asina o di capra oppure delle bevande a base di avena o cocco che contengono all’incirca l’80% di acqua.
Ovviamente è fondamentale il parere di un esperto, sia nella fase di diagnosi per evitare di confondere l’allergia all’acqua con altre condizioni simili come il prurito acquagenico che nell’individuazione di una terapia personalizzata che includa anche dei consigli sullo stile di vita più opportuno da seguire in queste circostanze.