Chiunque negli ultimi periodi si sia ritrovato a bere dell'acqua in bottiglia, si sarà reso conto che i tappi delle bottiglie di plastica non si staccano dall'anello sigillante. Questo sistema, anche noto come tappo tethered, è stato introdotto per effetto della Direttiva del 5 giugno 2019, n. 2019/904/UE, la cosiddetta Direttiva SUP - Single Use Plastics, una norma che punta a prevenire l'impatto negativo legato all'abbandono di plastica monouso nell'ambiente.

Perché i tappi non si staccano più dalle bottiglie?


Oggi sono in molti a chiedersi perché i tappi di plastica non si staccano più dalle bottiglie e quale utilità possa avere un tale sistema di apertura sul normale utilizzo di acqua confezionata. Per rispondere a questa domanda si può partire da un dato facilmente osservabile nella quotidianità: molte persone, non avendo l'abitudine di riavvitare i tappi alle bottiglie vuote, alimentano le probabilità che tali elementi finiscano per essere dispersi nell'ambiente. 

Al contrario, se i tappi delle bottiglie plastica non si staccano dalla bottiglia, è più probabile che vengano conferiti assieme alla bottiglia stessa nella raccolta differenziata, facilitando le operazioni di recupero e riciclo di questa risorsa riutilizzabile

Difatti, nonostante la presenza di tre diversi materiali, ovvero il polipropilene PP per le etichette, il polietilene tereftalato o PET per le bottiglie e il polietilene ad alta densità PE-HD per i tappi, i moderni impianti di riciclaggio permettono di recuperare tutte le componenti delle bottiglie di plastica contemporaneamente, macerando l'intera confezione e separando i diversi polimeri in base alla loro densità.

L'ancoraggio del sistema di apertura alla bottiglia permette inoltre di evitare che il tappo, una volta svitato, possa andare inavvertitamente perduto, alimentando quel problema di difficile risoluzione oggi rappresentato dalla presenza della plastica in natura.

Secondo il programma delle Nazioni Unite per l'ambiente, ogni anno in tutto il mondo si producono 400 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, di cui solo il 9% viene intercettato e riciclato correttamente. L'indagine Beach Litter 2023 di Legambiente, condotta sui litorali di 15 regioni italiane, punta inoltre i riflettori su un dato estremamente allarmante: ogni 100 metri di spiaggia censita sono presenti in media 961 rifiuti, il 72,5% dei quali è composto da materiali plastici. Tappi e anelli di plastica, assieme alle bottiglie in PET, con il 15% del totale, rappresentano la categoria di rifiuti più intercettati sulle spiagge italiane; un dato che cresce fino ad arrivare al 39% del totale, se si considerano i soli oggetti contemplati dalla SUP, cioè le plastiche monouso, non compostabili e non biodegradabili (fonte: https://www.legambiente.it/comunicati-stampa/i-dati-dellindagine-beach-litter-2023-e-gli-appuntamenti-di-spiagge-e-fondali-puliti/).Bisogna inoltre ricordare che, per effetto del sole, la plastica abbandonata nell'ambiente, in particolare nei mari e negli oceani, si sgretola progressivamente, dando vita alle cosiddette microplastiche, una problematica che oggi mette a repentaglio la sussistenza di interi ecosistemi. A causa dell'ingestione di tappi e altri piccoli rifiuti plastici, le specie ittiche sono infatti soggette a fenomeni di soffocamento, ostruzioni del tratto intestinale e morte per nutrimento; un problema che coinvolge anche i volatili, alcuni dei quali, nonostante popolino le aree più remote del pianeta, sono spesso soggetti a morte per l'ingestione di tappi di bottiglia e altri elementi plastici galleggianti sulle acque.

Le microplastiche possono inoltre rilasciare sostanze tossiche, responsabili della comparsa di alterazioni nel metabolismo e nei sistemi endocrini delle specie marine; senza contare l'impatto che tutto questo può avere sull'uomo: i frammenti plastici che le specie ittiche più piccole ingeriscono scambiandole per cibo risalgono la catena alimentare e, passando di pesce in pesce, finiscono per giungere sulle nostre tavole. 

Quello dell'ingestione involontaria di microplastiche da parte della fauna che popola i mari e gli oceani è problema estremamente diffuso anche nel mar Mediterraneo, dove il programma IMAP (Integrated Monitoring and Assessment Programme of the Mediterranean Sea and Coast) condotto su oltre 140 esemplari di Caretta caretta, ha messo in luce livelli di ingestione compresi fra il 40 e il 70% (fonte: https://www.legambiente.it/news-storie/contro-la-plastica-nel-mediterraneo/).

Al contrario, La Direttiva SUP, che sancisce l'obbligo di adozione di tappi tethered per tutti i contenitori di bevande PET di capacità inferiore a 3 litri, permette di prevenire la diffusione incontrollata di questi elementi nell'ambiente, favorendo il recupero dei tappi con il PET, che ad oggi risulta essere uno dei materiali maggiormente riciclati. È per questo che molte aziende, già diversi mesi prima del 3 luglio 2024, data dell'entrata in vigore della Direttiva SUP, si sono attivate per dotare le loro bottiglie di plastica monouso dell'innovativo tappo tethered. 

Chi ha inventato il tappo che non si stacca?


Oggi esistono diversi sistemi di tappi che non si staccano dalla bottiglia: dai tappi click, che si svitano e si bloccano immediatamente con un solo gesto, ai tappi che si ancorano all'anello sigillante con una semplice operazione di rotazione. Ma a chi è dovuta l'idea di questo sistema così innovativo che non permette al tappo di staccarsi dalla bottiglia? Allo stato attuale, non è possibile risalire all'inventore del tappo che non si stacca; ciò che è certo è che negli anni sono stati registrati diversi brevetti, tutti progettati per integrarsi perfettamente con le bottiglie in PET esistenti e per essere facilmente realizzati nelle linee di produzione. 

In ogni caso, l'elemento comune a tutti i sistemi di apertura basati sui tappi che non si staccano è l'anello di collegamento, il quale, oltre a mantenere ben salda la sua classica funzione di sigillo anti manomissione, grazie a un sistema in genere basato su delle linguette, assicura l'ancoraggio del tappo al collo del contenitore, evitando che possa muoversi durante l'utilizzo. 

Naturalmente, le più importanti realtà sono costantemente alle prese con la produzione di tappi tethered sempre più innovativi, dal tappo progettato da Berry Global Group, Inc, la cui fascia anti manomissione – intatta anche dopo molti utilizzi – è valsa alla società il Technology Excellence Award di PMMI, al tappo che non si stacca 100% in PET progettato da Origin Materials, che permette di realizzare imballaggi con un unico materiale, semplificando, di fatto, le operazioni di riciclaggio.

Qualunque sia la tecnologia, in ogni caso, il nuovo tappo che non si stacca potrebbe apportare un vero e proprio cambiamento nei comportamenti dei consumatori italiani, tra i principali fruitori di acqua in bottiglia. L'adozione di un unico sistema tappo-bottiglia può contribuire in particolare a instillare, in coloro che ancora oggi non possono fare a meno di bere acqua imbottigliata, una maggiore consapevolezza sull'uso e sul fine vita degli imballaggi monouso, limitando le conseguenze dell'abbandono della plastica nell'ambiente e incrementando la quantità di plastica riciclata con un solo gesto. 

Tuttavia il modo migliore per affrontare con maggiore incisività l'enorme problema dei rifiuti plastici negli ecosistemi resta quello di preservare le risorse esistenti, dicendo addio a bottiglie e bottigliette in plastica monouso: un gesto semplice e amico dell'ambiente, oggi favorito dalla qualità dell'acqua che sgorga dal rubinetto.