In molti paesi, specialmente in Italia, si sente parlare spesso di dissesto idrogeologico, soprattutto in seguito a calamità naturali come frane e alluvioni. Si tratta di un processo di degrado dell’integrità del suolo, provocato da molteplici cause riconducibili per la maggior parte alle conseguenze di alcune attività antropiche.

I dissesti idrogeologici possono compromettere in modo serio la morfologia di un territorio, causando enormi danni economici, ambientali e sociali. Per questo, è importante conoscere innanzitutto il significato di dissesto idrogeologico, ma bisogna anche capirne le cause e comprendere com’è possibile prevenire questi processi preservando le risorse geologiche e idrologiche.

Cos’è il dissesto idrogeologico

Per sapere cosa si intende per dissesto idrogeologico, una definizione semplice è quella che lo descrive come l’insieme dei processi che provocano la degradazione del suolo e del territorio. Queste dinamiche di tipo morfologico sono innescate da diversi fattori e causano una serie di conseguenze particolarmente gravi come:

  • Sprofondamenti;
  • Alluvioni;
  • Frane;
  • Valanghe.

Tra i fenomeni di dissesto idrogeologico trovano spazio anche altri eventi altrettanto disastrosi, come il trasporto di conoidi di deiezione di massa nelle zone montano-collinari e la distruzione legata all’azione delle acque di superficie. Ad ogni modo, uno dei fenomeni più comuni è legato al rapporto tra alluvioni e dissesto idrogeologico, un connubio molto comune soprattutto in alcune zone specifiche.

Gli esperti studiano da molto tempo questa problematica, realizzando rilevamenti sempre più accurati per stabilire il rischio idrogeologico di ogni territorio. Questo lavoro permette di individuare le aree più esposte al dissesto idrogeologico, per consentire alle autorità di mettere a punto delle strategie d’intervento e prevenzione adeguate al livello di fragilità di ogni zona.

Il dissesto idrogeologico in Italia

I dissesti idrogeologici in Italia sono purtroppo molto estesi e interessano una parte considerevole del nostro territorio. La morfologia del patrimonio idrogeologico nel Paese, insieme ad attività antropiche spinte in aree vulnerabili e una gestione spesso non ottimale del suolo, hanno reso l’Italia uno dei paesi con il maggior rischio idrogeologico.

Secondo l’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, negli ultimi anni sono aumentati in maniera significativa gli eventi legati al dissesto idrogeologico come frane, alluvioni e valanghe.

  • Frane: la banca dati del Progetto IFFI (Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia), realizzato dall’ISPRA insieme alle Province Autonome e alle Regioni, ha rilevato 625.199 frane nel nostro Paese nel periodo 2018/2021, eventi che hanno interessato una superficie pari a circa l’8% dell’intero territorio nazionale;
  • Alluvioni: la mappatura delle aree a rischio alluvione è realizzata dall’ISPRA, considerando tre livelli di pericolosità, bassa (P1), media (P2) ed elevata (P3). In Italia il 4,1% del territorio è ritenuto a pericolosità elevata di alluvioni, l’8,4% a un livello di rischio medio e il 10,9% una scarsa probabilità di allagamenti temporanei;
  • Valanghe: l’ISPRA, in collaborazione con i Servizi regionali di competenza, l’AINEVA (Associazione interregionale di coordinamento e documentazione per i problemi inerenti alla neve e alle valanghe) e il Servizio Meteomont, propone indicatori sulle valanghe e informazioni in merito alle aree di pericolosità. Dall’ultimo report del 2016, nel nostro Paese sono stati identificati 23.741 siti valanghivi.

Secondo l’ultimo rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia aggiornato dall’ISPRA nel 2021, su una superficie totale nazionale di 302.068 Km² le aree a rischio elevato di frane e alluvioni sono pari a 55.609 Km², ovvero il 18,4% del territorio italiano. A questo dato si aggiunge il 17,9% delle coste basse italiane a rischio erosione, pari a 841 Km di litorali.

In particolare, il rischio frane interessa oltre 1,3 milioni di persone (2,2% della popolazione), più di 565 mila edifici (3,9% del totale), 12.533 beni culturali (5,9%) e oltre 84 mila industrie e servizi (1,8%). 

Il rischio alluvioni invece interessa oltre 6,8 milioni di persone (11,5%), più di 642 mila attività industriali e di servizi (13,4%), oltre 33 mila beni culturali (16,5%) ed espone a un rischio maggiore più di 1,5 milioni di edifici (10,7%).

Mappa del dissesto idrogeologico in Italia (ISPRA 2021)

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La superficie totale interessata dalle diverse classi di rischio frane e pericolosità idraulica è pari al 33,2% del territorio nazionale (100.231 Km²). Nell’immagine, sono indicate le zone a pericolosità idraulica (bassa, media, elevata) e le zone a rischio frane (aree di attenzione AA, moderata P1, media P2, elevata P3, molto elevata P4).

Uno strumento utile messo a disposizione dall’ISPRA, con il contributo dell’Agenzia per la Coesione Nazionale del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale e del PON (Governance e Capacità Istituzionale 2014/2020), è la piattaforma IdroGEO

Si tratta di un’applicazione web accessibile a chiunque, che consente di verificare la pericolosità e il rischio idrogeologico da frane e alluvioni di ogni zona d’Italia, una risorsa che permette di controllare se la propria area è interessata da alcuni rischi e di quale intensità.

Le cause del dissesto idrogeologico

Le cause del dissesto idrogeologico sono legate soprattutto alle attività antropiche, ovvero a una serie di processi innescati dall’uomo, sebbene in minima parte possa influire anche la geomorfologia di un territorio. La degradazione del suolo è dovuta a numerosi fattori, spesso interconnessi tra loro. Tuttavia si possono distinguere alcune cause specifiche riconducibili allo sviluppo moderno a una gestione poco accorta del suolo.

Tra queste, si annoverano:

  • Cementificazione: la trasformazione di aree naturali a uso edilizio è una delle principali cause del dissesto idrogeologico in Italia, responsabile di alterazioni considerevoli del ciclo idrogeologico;
  • Abusivismo edilizio: l’edificazione delle zone naturali, tra cui aree umide e foreste, è già di per sé un processo che modifica l’equilibrio idrogeologico, tuttavia l’abusivismo edilizio aggrava ulteriormente questo squilibrio;
  • Deforestazione: le piante sono essenziali per il corretto funzionamento del ciclo idrogeologico, in quanto la copertura forestale deve garantire una maggiore stabilità strutturale. La deforestazione riduce l’integrità del suolo e lo espone a una vulnerabilità più elevata, compromettendo i processi idrologici;
  • Agricoltura intensiva: le tecniche non sostenibili di agricoltura aumentano il rischio idrogeologico, a causa del taglio degli alberi, del sovrasfruttamento del suolo e del consumo eccessivo delle risorse idriche;
  • Abbandono dei terreni: le superfici d’altura sono fondamentali per l’equilibrio idrogeologico, in quanto prevengono fenomeni come alluvioni, frane e valanghe. L’abbandono e la mancanza di manutenzione di questi terreni aumenta considerevolmente il rischio idrogeologico;
  • Estrazioni di risorse dal sottosuolo: il prelievo di idrocarburi dal suolo può accentuare il dissesto idrogeologico, compresa l’estrazione di acqua dalle falde acquifere se questo processo non viene realizzato in modo controllato e sostenibile (pozzi abusivi, prelievo superiore al consentito, cattiva gestione delle risorse idriche sotterranee);
  • Alterazioni dei corsi d’acqua: una parte rilevante dei fenomeni di dissesto idrogeologico è causata dagli interventi sui corsi d’acqua, se effettuati in modo non ponderato e invasivo, come deviazioni e sotterramenti di fiumi e torrenti;
  • Mancanza o scarsa manutenzione: il suolo deve essere oggetto di una regolare manutenzione, ad esempio mantenendo puliti i fondi dei corsi d’acqua e lasciando liberi gli spazi adiacenti agli argini, altrimenti si incrementa il rischio idrogeologico;
  • Realizzazione di cave non a norma: gli scavi non regolari per le cave possono compromettere in modo serio il ciclo idrogeologico, sia durante la fase di realizzazione sia in quelle successive di sfruttamento della cava e abbandono.

Soluzioni e metodi di prevenzione del dissesto idrogeologico

Al giorno d’oggi è piuttosto noto e chiaro come prevenire il dissesto idrogeologico, però tali interventi non sempre sono di facile applicazione. Per prendersi cura di un territorio, infatti, servono sia delle risorse economiche adeguate, sia una cultura incentrata sulla sostenibilità e la gestione ottimale del suolo.

Tra le principali soluzioni per ridurre il dissesto idrogeologico ci sono i seguenti interventi:

  • Riforestazione delle aree boschive deforestate;
  • Controllo dello sviluppo urbano nel rispetto del ciclo idrogeologico;
  • Pulizia e manutenzione dei corsi d’acqua;
  • Recupero e stabilizzazione dei terreni d’altura;
  • Interventi di consolidamento del terreno laddove necessari;
  • Utilizzo responsabile e sostenibile delle risorse idriche del sottosuolo;
  • Contrasto dell’abusivismo edilizio;
  • Utilizzo di pavimentazioni drenanti.
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La relazione tra cambiamenti climatici e dissesto idrogeologico

Oggi sono sempre più evidenti gli effetti del cambiamento climatico sui dissesti idrogeologici, un’aggravante che in alcune circostanze aumenta il rischio idrogeologico in alcune aree a causa di fenomeni meteorologici violenti e alterazioni del clima. Come riportato da un report dell’ISPRA, gli impatti degli eventi climatici rendono il territorio più vulnerabile con conseguenze ingenti anche per l’economia e la popolazione.

Fenomeni come le precipitazioni intense, i lunghi periodi di siccità e gli eventi meteorologici di forte intensità, condizionano il ciclo idrogeologico e incrementano il rischio di frane e alluvioni. Le variazioni ambientali rappresentano un rischio significativo per i sistemi geologico, idrologico e climatico, infatti aumentano le sollecitazioni nei confronti del suolo e accelerano il degrado e il dissesto.

Ecco perché è indispensabile adottare urgentemente modelli di sviluppo sostenibile e sistemi integrati di gestione responsabile del suolo. Gruppo CAP, per esempio, da oltre 90 anni garantisce acqua potabile di ottima qualità attraverso una gestione sostenibile delle falde, per assicurare un servizio efficiente ai cittadini ma anche rispettoso dell’ambiente e del territorio, proteggendo questa risorsa essenziale per preservarla anche alle future generazioni.